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Il Vegan nella Religiosità


di Claudia Pastorino

La tradizione religiosa orientale fornisce un’ampia testimonianza circa l’importanza della Scelta Vegetariana

Per “Vegan” (moderna terminologia anglosassone, anche nota in Italia come “Vegetalismo”) si intende un modo di vita non violento che esclude il consumo e l’utilizzo di alimenti e prodotti derivanti non solo dall’uccisione, ma anche dalla sofferenza e dallo sfruttamento degli animali. Il Vegan, dunque, oltre a non cibarsi né di carni né di pesci, non si ciba neppure di latte, latticini, miele, uova, ecc.

La tradizione religiosa orientale fornisce un’ampia testimonianza circa l’importanza della Scelta Vegetariana (1) quale “Primo Gradino” indispensabile per il miglioramento spirituale e per l’attuazione della Non-violenza pratica a partire dai più basilari atti quotidiani.

Maria Luisa Tornotti, nel suo “La non violenza nella cultura indiana dai Veda a Gandhi” afferma che “il Giainismo rappresenta il massimo tentativo che sia mai stato messo in atto per ridurre o annullare la violenza”.

Da quando l’uomo ha iniziato a industrializzare la sofferenza con la creazione degli allevamenti intensivi di animali per la produzione di carne, pesce, latte e uova, i Jaina si sono spinti ancora oltre, compiendo un passo deciso nella direzione di una Non-violenza pratica ancor più rigorosa.

Da circa un anno i Jaina hanno pubblicato, in India e in U.S.A., uno straordinario volume di aggiornamento dottrinale jainista, nel quale viene evidenziata la necessità di abolire il consumo non solo delle carni degli animali, ma anche di tutti quei prodotti derivanti da grande violenza sugli animali, come il latte, le uova, i formaggi, il burro.

Sto ultimando la traduzione in italiano di questo splendido volume, che mi auguro di riuscire a far pubblicare in Italia entro l’anno in corso. Le già severe restrizioni alimentari prescritte dalla Dottrina Jainista sono state così sottoposte ad una precisa revisione critica nell’ottica di una attualizzazione dell’adesione alla Regola Aurea dell’Ahimsa (Non-violenza). La grande maggioranza dei gruppi religiosi sovente allenta la propria dottrina al fine di adattarla alle comodità della modernità, alla società tecnologica e al rapido susseguirsi dei cambiamenti sociali, culturali e di costume. Coraggiosamente, con la disciplina e la coerenza che da sempre li contraddistingue, i Jaina, in seguito alla creazione dell’”animale-macchina”, stanno adottando per se stessi e per la propria condotta quotidiana regole sempre più rigorose.

E’ così che, attualmente, i monaci Jainisti stanno, per esempio, sostituendo il latte animale (utilizzato in alcuni rituali all’interno dei Templi) con il latte di soia e il latte di riso. A chi si stupisse di ciò, probabilmente non è ancora capitato di vedere o di leggere che cosa accade alle bovine da latte all’interno degli allevamenti intensivi...
Tali restrizioni valgono anche e soprattutto per la dieta quotidiana, sia dei monaci che dei laici.

Se scrutiamo la realtà più nascosta dell’industria del latte e dell’industria delle uova, vediamo quanto questo modello di comportamento – che, a mio parere e per esperienza personale, è solo apparentemente estremo o di difficile attuazione – sia, all’atto pratico, l’unico modo possibile per vivere fino in fondo la Regola d’oro dell’Ahimsa, tutta calata nel nostro tempo.
Mi risulta che, attualmente, tra tutti gli àmbiti spirituali, il Jainismo sia l’unico a indicare così precisamente l’alimentazione Vegan quale massima espressione di una Non-violenza consapevole, coerente, pienamente vissuta.

Al contrario, il passato ci riserva interessanti scoperte.
Nei secoli tra il XII e il XV, in Europa, vissero Gruppi Spirituali (che, in una mia precedente pubblicazione, ho definito i “Veri Cristiani”) che, per seguire fino in fondo il comandamento di Gesù “Non uccidere”, eliminarono dalla loro dieta qualsiasi animale.
Ma non si fermarono qui.
Si tratta dei Catari, anche suddivisi in: Albigesi – se del sud della Francia – , Bogomili – se dell’est europeo – , Patarini – se dell’Italia del nord – .(2)

I Testi Sacri Catari furono quasi tutti distrutti dal fuoco della “Santa Romana e Universale Inquisizione” più nota come Sant’Uffizio, che operò un capillare e radicale sterminio di Catari, dal quale non uno ebbe scampo: tutti i Catari furono radicalmente sterminati dal fuoco, dalla spada e dalla tortura. Sto parlando di molte migliaia di persone, anche se sicuramente non sarà mai noto alla storia dell’umanità il numero esatto di vittime. Moltissimi documenti sono ancora tenuti segreti in Vaticano, “con un disprezzo degli studi storici pari al disprezzo di allora per le vittime.” [G.B. Guerri “Gli italiani sotto la chiesa”].

Si salvarono solo due “Trattati” e tre “Testi Rituali”; dal “Rituale” di Firenze leggiamo: “...Farete ancora voto a Dio di non mangiare consapevolmente o volontariamente formaggio, latte, uova, carne di uccelli, rettili, animali... .......... Sopporterete, per la giustizia di Cristo, la fame, la sete, gli scandali, la persecuzione e la morte: tutto ciò sopporterete per amore di Dio e della vostra salvezza .......” (3)

Dunque, sia pure per motivazioni totalmente differenti da quelle dei Vegan di oggi e, ancora, da quelle dei Jaina, i Catari abolirono dalla propria dieta anche tutti i prodotti di origine animale.(4)

Perché?

I Catari, fortemente dualisti, credevano nella reincarnazione: grazie all’amore del Dio buono tutte le anime si sarebbero salvate dopo una o più prigionie in questo mondo materiale (creato dal Dio malvagio, Satana) nel quale le anime erano imprigionate in corpi animali o umani. (5)

Questo mondo, secondo la dottrina catara, era un regno di dolore, anzi era l’inferno vero e proprio (“Non c’è altro inferno se non questo mondo visibile” predicava il cataro Guglielmo Belibasta all’inizio del XIV secolo); di conseguenza i Catari suggerivano la continenza per evitare la nascita di nuovi esseri infelici (e, purtroppo, nel loro caso, avevano ragione, visto il destino drammatico al quale tutti loro sarebbero stati sottoposti).
Si astenevano dal consumo di uova che, se fecondate, avrebbero contenuto un’anima angelica costretta a passare di corpo in corpo per compiere il suo viaggio verso la salvezza; mangiando le uova avrebbero rischiato di contravvenire al comandamento di Gesù “Non uccidere”.

Al contrario dei Cattolici, che dicevano [e dicono] no al piacere sessuale ma sì alla procreazione, i Catari dicevano: sì al piacere [visto come un dono fatto all’uomo dalla natura e dal Dio buono] ma no alla procreazione. Di conseguenza, essi si astenevano dal cibarsi di latte e formaggio, poiché questi alimenti derivano da un rapporto sessuale, visto negativamente perché causa della nascita di altre creature condannate a una vita misera in questo mondo di dolore.

Derivando inevitabilmente da rapporti sessuali, origine di future sofferenze per molte vite, il latte e il formaggio non erano ritenuti alimenti adatti alla realizzazione spirituale.

Da questi Veri Cristiani, che accettarono l’estremo martirio piuttosto che rinunciare alla propria fede, ci arrivano esempi (raccolti nei verbali di tortura degli Inquisitori) che, sia pure dettati da motivazioni assai differenti, farebbero impallidire il più spinto protezionismo moderno.
Nel suo “Manuale dell’Inquisitore” Bernard Guy spiegava come agire per individuare senza dubbio un Cataro: mettere nelle mani del sospettato un animale e ordinargli di ucciderlo; se costui rifiuterà si avrà la conferma della sua “depravazione eretica” e dovrà dunque essere bruciato vivo senza ulteriori indugi!

Con la loro obbedienza al comandamento di Gesù “Non uccidere” spinta a oltranza, i Catari ponevano al centro della loro Dottrina la sacralità della Vita, non solo della vita umana. L’antropocentrismo, infatti, è un frutto tutto clericale e non ha nulla a che vedere con la Parola originale di Gesù che, da numerosi Testi “apocrifi” (con particolare riferimento a Testi Qumranici) parrebbe tutta informata alla Dottrina degli Esseniti (6), fortemente impregnati di pitagorismo ellenistico, pacifisti e vegetariani.


“Mangiare Vegan non è difficile. La nostra tavola, eliminati i prodotti animali, si arricchisce e riscopre gusti da tutto il mondo. La cucina mediterranea è un ottimo punto di partenza e a questa si affiancano prodotti etnici o tradizionali utilizzati da millenni, come la soia per esempio. La tua scelta può salvare la vita a molti animali.
Ogni volta che preferisci un alimento o un indumento prodotti senza crudeltà, tu muovi un passo verso il cambiamento.
(Progetto Vivere Vegan http://www.viverevegan.org )



NOTE.

(1) “Vegetarismo” = alimentazione che esclude le carni di tutti gli animali (carne, pesci, crostacei, molluschi, ecc.) ma include i loro prodotti, come latte, miele, uova, formaggio, burro, eccetera.
“Vegetalismo” o “Vegan” = alimentazione che esclude, oltre alle carni di tutti gli animali, anche qualsiasi prodotto derivato (latte, uova, latticini, ecc.). Sia i Vegetariani che i Vegan rinunciano generalmente anche all’uso di pelli per l’abbigliamento e gli accessori.

(2) I Catari (dal greco “katharòs” = puro) venivano definiti anche “Perfecti”. In realtà, tutte queste definizioni venivano attribuite ai Catari dall’esterno, spesso per ironizzare sul loro ascetismo, o con scopi denigratori. Il diffamatore di Catari, Alano da Lill, ad esempio, scrisse che il termine derivava dal latino “catus” = gatto, animale disprezzato e demonizzato dai cattolici e, al contrario, protetto dai Catari. I Catari, tra loro, solevano chiamarsi semplicemente “buon cristiano”/”buona cristiana”, “amico/a di Dio” , “buon uomo”/”buona donna” o anche solo “cristiano/a”.

(3) E’ interessante notare come, anche nel Jainismo, si trovino raccomandazioni dottrinali sulla necessità di sopportare gli scandali, i giudizi negativi, la derisione, la persecuzione, che potrebbero derivare da una condotta così estrema nella disciplina e nell’autocontrollo.

(4) Pare che qualche gruppo albigese si cibasse di pesci, poiché all’epoca erano ritenuti affini alle alghe e non al regno animale.

(5) Anche i Padri della chiesa dei primi secoli (influenzati da Platone) credevano nella trasmigrazione delle anime. Fu solo nel 553 d.C., con il secondo Concilio di Costantinopoli, che tale dottrina venne scartata. Il Concilio cancellò dalla Bibbia tutti i riferimenti alla dottrina della reincarnazione, forse per timore che, avendo a disposizione più di una vita, i fedeli sarebbero diventati troppo rilassati nei loro sforzi per diventare perfetti cristiani, pensando di riscattarsi nella vita successiva. Fu una delle prime manipolazioni che, nel corso dei secoli, avrebbero stravolto e falsato il Messaggio originale di Gesù.

(6) Comunità spirituale gnostico-ascetica giudaica (II secolo a.C./73 d.C.) Malgrado i critici cattolici (che si ritengono i depositari del Messaggio di Gesù e i detentori del copyright evangelico) rifiutino da sempre questa teoria, appare evidente che Gesù fosse un Esseno o che comunque avesse assorbito molto dalla spiritualità di questi “meditativi”; pare addirittura che Egli avesse trascorso un lungo periodo, tra i dodici e i trent’anni, presso le comunità essenite.

FONTI:
- “Saman Suttam, il Canone del Jainismo, La più antica Dottrina della Non-violenza” a cura di Claudia Pastorino e Claudio Lamparelli (Collana Uomini e Religioni – Mondadori Editore)
- “La centratura del tao” Claudia Pastorino (Edizioni Clandestine)
- “La non violenza nella cultura indiana dai Veda a Gandhi” Maria Luisa Tornotti (Cittadella Editore)
-“Il Giainismo” Carlo Della Casa (Bollato Boringhieri Editore)

[Ringrazio Sergio Revoyera Bovini per l’aiuto nel reperire alcune delle fonti.]

Il sito di Claudia Pastorino: http://www.claudiapastorino.it



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