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Le stranezze culinarie di alcuni vegetariani

di Franco Libero Manco

Molti vegetariani hanno l’errata convinzione che per alimentarsi in modo vegetariano occorre essere esperti di arte culinaria, far ricorso ad elaborare pietanze, attingere ai libri di cucina o seguire le indicazioni degli esperti in fatto di gastronomia, come se il vegetarismo fosse una dieta alimentare inventata di recente e non il sistema di vita di tutte le generazioni che ci hanno preceduto le quali solo occasionalmente avevano la possibilità di consumare pasti a base di carne.

Sono pochi i vegetariani, e soprattutto le vegetariane, che sanno approntare una cena in modo semplice e conforme ai principi della buona cucina senza ricorrere a cibi esotici, strane combinazioni, spezie orientali, indiane o intingoli di vario genere.

E’ raro trovare tra i vegetariani la possibilità di mangiare in modo semplice, normale, naturale, senza ricorrere a pietanze di sapore orientale, a spezzatini di soia, seitan, tofu, cous cous, tempeh, proteine ristrutturate, hamburger, polpette vegetali, creme e burro di sesamo, wurstel, affettati, hummus, gomasio, e via dicendo: alimenti in gran parte venuti dall’altra parte del pianeta. Il classico piatto di pasta al sugo di pomodoro resta una pietanza quasi dimenticata; la verdura cotta al vapore e condita con un filo d’olio a crudo, viene spesso sostituita con involtini ripieni, con legumi in polpette ecc.; le patate lesse e la ricca e semplice insalata, senza l’aggiunta di semi di sesamo o spezie varie, vengono quasi sempre rimpiante in ogni cena vegetariana.

Oltre a dare un’immagine sbagliata della dieta vegetariana, si pensa che per passare dalla dieta onnivora a quella vegetariana occorra integrare nutrienti e sapori che diversamente verrebbero a mancare. Nulla di più sbagliato: la paura che in fondo possa esserci la carenza di qualche nutriente resta perfino agli addetti ai lavori. Il potere della medicina allopatica e dei nutrizionisti televisivi continua a mietere vittime anche tra i più aggiornati, eppure basterebbe chiedersi se nei prodotti di derivazione animale vi sia qualcosa che non è contenuto nel mondo vegetale per neutralizzare qualunque dubbio e soprattutto basterebbe chiedersi se il nostro organismo di animali fruttariani ha bisogno (per stare in buona salute) di consumare prodotti cadaverici di derivazione animale.

Mangiare in modo vegetariano è la cosa più semplice, più buona e più salutare del mondo: non significa inventare un nuovo modo di alimentarsi ma semplicemente escludere dalla propria dieta ciò che non è compatibile con la nostra natura e mangiare tutto il resto che il mondo vegetale ci offre in modo così copioso. Cioè una volta esclusi animali (e possibilmente anche derivati) si può liberamente consumare tutti i cibi vegetali possibilmente di stagione, integrali e biologici. E il gioco è fatto. La vita diventa più semplice; il portafoglio ne risente positivamente, ne beneficia anche la natura oltre la nostra salute. La dieta va dalla pasta alla polenta, dal riso ai minestroni, dalla cicoria di campo alla zucca, dai ravanelli alle carote, dalla lattuga al sedano, dalle lenticchie ai ceci, dalla mela all’arancio, dall’uva passa ai fichi secchi, dalle noci alle mandorle e scusate se è poco. In questo c’è tutto ciò che serve al nostro organismo per vivere in ottima salute. Provare per credere.




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