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Religione e mancanza di senso critico

di Franco Libero Manco

Il contrasto verbale ed ideologico che spesso sorge tra il libero pensatore e il devoto di una qualunque religione è che il primo non accetta come veritieri tutti gli enunciati dei testi religiosi, oppure considera le scritture come prescrizioni da adattare al continuo mutare delle esigenze morali, storiche e spirituali della gente; mentre il secondo ritiene le Scritture verità immutabili nel tempo. Il quesito è: se le dottrine sono soggette al mutare degli eventi, quali aspetti possono essere modificati, ampliati? Se invece si accetta fideisticamente inalterabili le leggi e le regole, come giustificare le molte innovazioni apportate nel tempo, ad esempio, nella dottrina cattolica? Come le seguenti:

- la preghiera per i morti e il segno della croce furono adottate ufficialmente intorno al 500 d.C.;
- il termine Papa, che significa padre, entra in vigore nel 610;
- l’adorazione della croce, delle immagini e delle reliquie fu adottata nel 787;
- il celibato dei preti fu imposto da Gregorio VII nell’anno 1074;
- la confessione auricolare fu istituita da papa Innocenzo III durante il concilio Laterano del 1215;
- il battesimo per aspersione divenne legale con il concilio di Ravenna nell’anno 1311;
- i 7 sacramenti furono sanciti dal concilio di Firenze nel 1439;
- il credo cattolico fu istituito da Pio IV nel 1560;
- il dogma dell’infallibilità del Papa fu proclamato da Pio IX nel 1870.

Ma oltre a queste molte sono state le cose superate:
- l’Inquisizione che fu istituita dal concilio di Verona nel 1184;
- l’uso della tortura permessa da Innocenzo IV (1243-1254) con la bolla Extirpanda;
- la schiavitù legittimata da Niccolò V (1447-1455) con la bolla “Divino amore communiti”;
- le indulgenze che furono concesse per la prima volta nell’850 da papa Leone IV: la vendita delle stesse iniziò nel 1190 e durò fino all’epoca della Riforma;
- la lettura della Bibbia che era proibita al popolo fin dal concilio di Tolosa del 1229;
“Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra.” (Es. 20,4).

E ancora, le cose superate dell’Antico Testamento:
“Colui che percuote suo padre o sua madre sia messo a morte.” (Es. 21,15).
“Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte.” (Lev. 21,17).
“Non lascerai vivere colei che pratica la magia.” (Lev. 22,17).
“Chiunque farà un lavoro di sabato sarà messo a morte.” (Es. 31,15).
“Non vi taglierete i capelli in tondo ai lati del capo, né deturperai ai lati la tua barba.” (Lev. 19,27).”
Se uno commette adulterio con la moglie del prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte.” (Lev.20,10).
“Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due dovranno essere messi a morte.” (Lev. 20,13).
“Se uno ha rapporto con una donna durante le sue regole, tutti e due saranno eliminati dal loro popolo.” (Lev.20,18).
“Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare.” (Lev. 24,16).
“La donna non si metterà un indumento da uomo, né l’ uomo indosserà una veste: perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore.” (Dt 22,5).
“Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà…” (Dt 21,18).

Se molte innovazioni sono state apportate e molte prescrizioni sono state superate perché non superare anche l’ingiusta, crudele e sanguinaria usanza di mangiare animali? Probabilmente per il semplice fatto che il massacro di 50 miliardi di esseri senzienti, urlanti, piangenti, per la stragrande maggioranza dei religiosi non esiste come problema.

Diverse centinaia di piccoli satelliti sono nati dalla religione cristiana, oggi se ne contano ben 30.000 diverse denominazioni. Ognuna di queste è profondamente convinta che solo la sua visione è la più giusta, la più vicina al pensiero di Gesù. Cercare di dialogare con alcuni fedeli di certe comunità religiose a volte è impresa ardua. Chi ha ragione? Certo ognuno segue il sentiero religioso che più sente in sintonia con le proprie aspettative. In questo caso l’individuo adatta l’oggetto di riferimento a se stesso piuttosto che adattare se stesso all’ideale superiore. Cioè, se la dottrina della propria religione prescrivesse (per assurdo) che i fedeli debbano tagliarsi una mano a testimonianza della loro fede, accetterebbero? Oppure metterebbero in moto il loro senso critico? Se la logica di Dio mi porta alla guerra io ho il dovere di disobbedire? Se Dio autorizza l’uccisione degli animali non dimostra forse di disprezzare la sua stessa opera ed essere in antitesi con se stesso?

Se Dio ci ha dato un cervello è segno che vuole che lo facciamo funzionare; allo stesso modo se ci ha dato una coscienza lo scopo è quello di cercare di ampliare la sfera della nostra compassione. La vera logica però è solo quella che non è di parte: è quella che ha una visione universalista il cui intento è il bene e l’evoluzione di tutte le cose (altrimenti Dio perché le avrebbe create)? Trincerarsi dietro una visione parziale significa escludere dal proprio orizzonte tutto il resto e soprattutto negare l’inevitabile interazione ed evoluzione cui sono soggette per legge universale tutte le cose, compreso il pensiero, la sensibilità umana, il senso di giustizia, di rispetto verso l’altro, l’intrinseco valore delle diversità, la sacralità della vita in qualunque forma fisica si manifesti.

Chi si attiene strettamente alle parole del suo Profeta o del suo Iniziato dovrebbe avere la coerenza di applicare integralmente il suo insegnamento, non solo ciò che è conforme alle sue personali convinzioni o ciò che gli torna comodo, senza cercare patetiche scappatoie con la solita solfa che l’essere umano è debole e imperfetto. Se fossimo nati in Cina seguiremmo con lo stesso ardore la dottrina del Tao? Se in India l’induismo? Se in Iran lo zoroastrismo? Se nel Tibet il buddismo? Il luteranesimo, il calvinismo e così via?

Ciò che la stragrande maggioranza dei religiosi spesso si rifiuta di comprendere è che nulla di ciò che è stato scritto o detto dai profeti è valido in eterno: se così fosse nulla potrebbe evolvere. Per ogni cosa c’è un tempo stabilito. I dettami e le regole spirituali o religiose vengono prescritte per quella particolare popolazione nel suo particolare contesto storico, culturale, morale e spirituale, diversamente sarebbe come parlare della teoria dei Quanti ad un popolo indigeno. I Profeti hanno gettato il seme, ma guai a concentrarsi sul seme dimenticando che deve diventare pianta e dare i suoi frutti.

Se fare la volontà di Dio contraddice la logica del bene universale allora ho il dovere di disobbedire alla regola. Anche se, come si dice, la mia logica può non coincidere con la logica di Dio. Ma se le leggi sono fatte per l’uomo e per il creato non devono forse tornare a loro beneficio?

Il fondamento della fede nelle religioni monoteiste è quello di credere nella parola rivelata: chi crede si salva, chi non crede è condannato. Questa politica di accettazione passiva a credere in ciò che ad altri è stato rivelato genera sonnolenza alla parte creativa dell’uomo, fiacca il pensiero e preclude l’autodeterminazione. Credere passivamente nel dogma libera dall’impegno di dover ragionare. Questo delegare ad altri ciò che riguarda la nostra vita, il prendere a scatola chiusa ciò che non si comprende né magari si condivide, parte dal presupposto che io, uomo qualunque, non sono in grado di capire ciò che è bene per me stesso da ciò che mi danneggia al punto che altri sono autorizzati ad impormelo “per il mio bene” (come è successo in passato e succede anche oggi in alcune religioni estremiste). Molti infatti sono stati sterminati per aver osato mettere in dubbio la parola rivelata, ma un fatto è credere in Dio un altro è credere in ciò che sta scritto o interpretato dall’uomo. Io considero dannoso dover accettare per fede ciò che la mente rifiuta per mancanza di logica, positiva.

Dove sono i doni promessi dei quali Dio doveva colmare coloro che avrebbero creduto alla Parola? Dov’è la terra promessa dove scorre “latte e miele”; dov’è l’abbondanza e la pace promessa? Le popolazioni che rivendicano la “primogenitura” sono forse nella sostanza migliori di altre? vivono forse nella pace e nel benessere rispetto a coloro che magari non hanno neppure sentito parlare della Torà, del Vangelo o del Corano? In realtà ogni popolo ha le religione più adatta al suo cammino evolutivo, finché gli uomini avranno bisogno di una religione. Credere o no all’esistenza di Dio sarà un dubbio che resterà per sempre perché non sarà mai possibile dimostrare l’una o l’altra tesi. Ma il dubbio è ciò che fa progredire perché fa dell’individuo un elemento volitivo, pensante, ciò che ha fatto progredire l’umanità, che ha consentito alla scienza di svilupparsi, di abbattere le dittature, mentre le certezze assolute, quanto parziali, sono sempre state la base di ogni sventura. Già Socrate affermava che non era certo di nulla e i post socratici addirittura dicevano che non erano certi nemmeno di essere incerti.

L’errore di fondo delle religioni sta nel credere che ciò che è stato sancito in un contesto storico-sociale per una particolare popolazione in circostanze contingenti possa avere valore imperituro e che debba essere applicato ad ogni popolo ed in ogni periodo storico.

Vi è in tutto questo una esasperata differenziazione tra i buoni ed i cattivi: i primi destinati al paradiso i secondi all’inferno. Ma sappiano bene che tra il nero e il bianco vi sono infinite sfumature intermedie e che non è possibile separare nettamente i buoni dai cattivi, come non è possibile stabilire dove finisce il giorno e inizia la notte; infinite sono infatti le circostanze per cui un individuo diventa cattivo, anche se l’uomo è sempre responsabile delle sue azioni.

A me sembra notevole la differenza di peso tra Gesù e qualunque altro Profeta o Iniziato di qualunque altra grande religione. Ma ognuno ha la sua visione delle cose. Però siccome le religioni sono tutti raggi della stessa ruota al cui centro sta lo stesso Dio, e che la vera religione è solo quella dello spirito rigenerato dall’amore universale, ciò che conta è il bene di tutte le cose e questo viene solo se l’uomo vive onestamente, con giustizia, bontà e altruismo.



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