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Bibbia, religione e senso critico

di Franco Libero Manco
 

Il cristiano fa riferimento a quanto riportato nella Bibbia (da cui troppo spesso prende solo ciò che può giustificare il suo comportamento nei confronti del mondo animale), un testo attribuito a Mosè vissuto circa 1300 anni prima di Cristo, mentre alcuni storici affermano che probabilmente fu redatta tra il 9° e il 2° sec. a. C. e sarebbe come se oggi si volesse riportare il pensiero orale e gli avvenimenti accaduti nel Rinascimento.

Un testo considerato sacro, anche se è stato la causa di guerre e crimini di ogni genere. Un testo che mentre invita alla misericordia autorizza la schiavitù, il predominio ed il massacro sistematico di uomini ed animali. Non un dio d’amore e di giustizia, non un dio universale, ma palesemente di parte a cui sta a cuore solo la sorte di un popolo che considera destinato a dominare sugli altri. In questo contesto la Bibbia è stato ed è anche la causa di ogni rottura di relazione morale tra l’uomo e l’animale.

Contrariamente alla ricca tradizione di pensiero manifestata da molti santi  e dai padri della chiesa in relazione agli animali, si sviluppa nel cristianesimo una visione dell’uomo come dominatore incontrollato dell’universo, che legittima lo sfruttamento incondizionato degli animali e dell’ambiente naturale, ignorando quella affinità fra gli esseri umani e gli animali trasmessa anche dalla cultura filosofica greca alla cultura giuridica romana, nel rifiuto dei sacrifici di animali e nella individuazione di un diritto (ius naturale) comune a uomini e ad animali.

Resta il quesito: perché mai l’uomo nel paradiso terrestre poteva vivere dei frutti degli alberi e l’uomo dopo il Peccato ha necessità di mangiare la carne, cioè una sostanza adatta agli animali predatori che causa gran parte delle peggiori malattie conosciute? Un alimento che non consente nemmeno gli animali carnivori di vivere se unitamente alla carne non consumano anche erba, germogli e frutta. La superiorità dell’alimentazione vegetale appare evidente dal fatto che se nella dieta si escludono gli alimenti di derivazione animale si continua a vivere in ottima salute, mentre se si escludono i prodotti vegetali si va incontro inevitabilmente a malattie e a morte precoce.

Chi può assicurarci che ciò che viene riportato come volontà di Dio non sia invece una manovra intesa a favorire una certa prospettiva quando non è un adattamento alle esigenze soggettive del ricevente (ammesso che di tale si tratta)? Chi ci dice che quel che è scritto riporti il vero pensiero di Dio o se invece non sia stato manomesso per errore di trascrizione o adattato alle esigenze storico/contestuali del regnante di turno? Come si può credere ciecamente, fino a dare la propria vita, o addirittura togliere ad altri la vita, per tenere fede a prescrizioni che altri dicono di aver ricevuto da Dio?

E’ tempo di superare la perniciosa convinzione che ciò che è scritto su carta o pergamena sia la volontà di Dio, anche se ciò non esclude che lo sia; ma ritengo che nessuno abbia mai avuto la più pallida idea, la più sbiadita ombra di cosa possa essere Dio, né conoscere il suo vero pensiero. La fede cieca ed assoluta è sempre stata fonte di lutti e rovine.  Nulla è più pericoloso delle certezze mentre una disposizione al dubbio su tutto ciò di cui non abbiamo diretta conoscenza ci farebbe sicuramente vivere meglio e in pace, soprattutto nella valutazione delle conseguenze che hanno generato nel corso della storia.

Occorre saggezza, prudenza e senso critico e quando incontri un uomo, un animale o una pianta e sei consapevole che hai di fronte tuo fratello forse puoi dire di aver percepito il vero pensiero di Dio. Un giorno le future generazioni guarderanno con orrore a noi che per millenni abbiamo ucciso e mangiato i nostri fratelli animali con lo stesso orrore con cui noi oggi guarderemmo ad una progenie di Angeli che usassero mangiare esseri umani.
 

Marzo 2016




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