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Peripezie di un'animalista in erba


I delfini...voglio vederli LIBERI
Peripezie di un'animalista in erba


Nell'agosto del 1997 morì Romeo, stroncato da una cirrosi epatica. La polizia dichiarò che il delfino era stato sottoposto ad un regime di deprivazione alimentare, isolato e drogato, ma il caso non fu portato davanti ad un Tribunale.

Recentemente due delfini sono morti a Gardaland: il ribelle Hector e, un mese più tardi, la dolce Violetta. Un altro delfino, Amado, è attualmente malato. Romeo, Hector e Violetta sono solo alcuni degli innumerevoli delfini che hanno concluso la loro esistenza in una orribile prigione: il delfinario.

E' innegabile che i delfini in cattività soffrano atrocemente. Questi meravigliosi animali, che in mare compiono ogni giorno chilometri e chilometri, nei delfinari sono costretti a girare in tondo come idioti in vasche di pochi metri.

In natura un delfino vive fino a trent'anni. In cattività non raggiunge i quindici.

Anche i delfini possiedono un cuore, un cervello, un'anima; sono in grado di provare dolore proprio perché sono intelligenti. E se è vero che nessun umano ha il diritto di maltrattare un altro umano, è anche vero che mentre l'umano può difendersi, il delfino no. E' un essere indifeso, la cui sola colpa è quella di essere nato in un mondo di mostri.

Gli ignoranti sostengono che non si possono paragonare gli animali agli umani. Ora, a parte il fatto che gli umani appartengono ad una specie animale, si rende necessario rilevare che abbiamo in comune una cosa non da poco: la capacità di soffrire.

Come al solito, la religione più diffusa nella nostra società, quella cattolica, non si schiera contro le torture sugli animali, ma anzi sembra incentivarle; a questo proposito, voglio far notare che la convinzione che gli animali siano dei "mezzi" di cui l'uomo può servirsi a suo piacimento può essere fatta risalire all'antica Grecia.

Ciò comunque non mi meraviglia: la storia ci insegna. Così come ci insegna il triste passato dei campi di concentramento nazisti, paragonabili agli allevamenti di animali destinati a diventare pellicce per "signore" eleganti: così come ci insegna la vile pratica della vivisezione.

Per questo la decisione presa dalla scuola in cui io studio, di accompagnare gli alunni delle classi terze in un delfinario, mi ha letteralmente sconvolta. Ho espresso la mia opinione in classe, dando il via ad una grande discussione. Gli alunni e (cosa ancor più grave) gli insegnanti, non conoscendo le reali condizioni di vita dei delfini nei delfinari, si sono immediatamente schierati contro di me e le mie tesi. Senza contare la violazione della privacy anche se di una persona di 13 anni da parte di qualche insegnante e la banalità di alcune affermazioni come "Ma per te dovrebbero chiudere gli allevamenti di polli?" (a proposito, Leonardo da Vinci era vegetariano e lo è anche Umberto Veronesi).

Perché, diciamoci la verità: degli insegnanti che appoggino lo sfruttamento degli animali non sono degli educatori. Sono solo degli diseducatori che vengono meno al loro ruolo di formare dei buoni cittadini.

Dopo qualche giorno di riflessione, ha cominciato a maturare in me l'idea di organizzare una grande protesta contro la visita al delfinario. Una campagna nazionale alla quale potessero aderire cittadini di tutta Italia.

Attraverso Internet (sono un'assidua navigatrice), ho potuto comunicare a moltissime persone la decisione presa dalla scuola. Risultato? Beh, centinaia di lettere di protesta hanno invaso la scuola, contro questa visita che di istruttivo non ha niente.

Ho ricevuto solidarietà da persone di tutta Italia. Mi ha scritto gente da Roma, da Milano, da Torino, da Aosta, da Modena, da tutta Italia. Mi hanno scritto anche dei ragazzi italiani dalla Svizzera!

Ciò dimostra che attorno a questi temi è nata una sensibilità un tempo impensabile: gli animalisti sono il popolo del futuro. E non veniteci a dire che siamo degli sciocchi, degli stupidi o dei folli: siamo persone come tutte le altre, solo un po' più sensibili ed oneste.

Ho organizzato questa grande protesta, che ho chiamato non senza un pizzico d'orgoglio "SOS Delfinario" (proprio come alcune delle campagne dell'Associazione Animalista di cui sono orgogliosa di essere socia, la Lega Anti Vivisezione), perché voglio donare la mia voce anche a chi non ne ha e unire la mia a quella di altri che la pensano come me; perché voglio che la scuola miri a fornire agli alunni un'Educazione che comprendi ed evidenzi tra i suoi obiettivi il rispetto per la natura, in qualunque forma essa si presenti: sia che si presenti in un uomo, sia che si presenti in un delfino, sia che si presenti in una formica. Durante la mia "carriera" di animalista, sono riuscita a vedere tante cose grandi negli esseri piccoli, ma, contemporaneamente, tante cose piccole negli esseri grandi. Sono riuscita a liberarmi da latte, carne e uova; sono riuscita a spaziare i miei orizzonti; sono riuscita a vedere le cose in un modo diverso.

Il Presidente del Consiglio di Istituto della scuola mi ha scritto: la sua mancanza di obiettività mi ha lasciata un po' perplessa, ma sono sicura che il prossimo anno questi signori ci penseranno ben bene prima di proporre visite in delfinari.

Insomma, questa vicenda non si è conclusa certamente nel modo più felice, ma a me ha dato veramente tanto.

Termino questo articolo ringraziando davvero di cuore tutti coloro che hanno scritto alla scuola per protestare contro la visita al delfinario e Adolfo Sansolini per avermi invitata a partecipare ad una puntata del suo programma radiofonico.

Resta però l'amaro in bocca di vedere come una scuola si sia comportata.

Mariasole - III E, Aprile-Maggio 2001




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