Bambini vegetariani e vegani
BAMBINI VEGETARIANI PER VOLONTA’ DEI GENITORI
Dopo lo svezzamento è giusto abituare il bambino al regime vegetariano?
di Franco Libero Manco
Molto spesso la paura di far mancare al piccolo le proteine di origine animale è dura a morire anche nei più convinti vegetariani. Le tradizioni sbagliate, i mass media e la medicina allopatica sono riusciti a convincere la gente che le proteine animali siano superiori a quelle vegetali e quindi necessarie alla buona salute del ragazzo specialmente durante la fase della crescita, anche se il bambino raddoppia il peso corporeo ed il volume del suo cervello in sei mesi dalla nascita nutrendolo solo con il latte materno che ha una percentuale proteica intorno all’uno per cento.
La natura ci da le giuste indicazioni su come alimentare il cucciolo umano dopo lo svezzamento, non certo con la carne che ha un contenuto proteico circa 20 volte superiore a quello del latte della donna: una vera e propria bomba proteica che affatica e compromette, spesso irrimediabilmente, gli organi depuratori e non solo; né tantomeno con del pesce, con dei latticini o delle uova: tutti alimenti incompatibili con la nostra natura di esseri fondamentalmente frugivori. Solo la frutta e la verdura hanno la medesima composizione chimico-biologica del latte materno e quindi risultano essere le più confacenti ad accompagnare il bambino nella fase della crescita. L’istinto puro ed incontaminato del bambino indica chiaramente che davanti ad una tavola imbandita molto difficilmente il piccolo appetisce un pezzo di carne, mentre è spontaneamente attratto dalla frutta, colorata, profumata, e questo dimostra che il suo alimento elettivo e naturale che non è mai di origine animale. Quando nasce il dubbio che la dieta vegetariana possa essere carente di qualche sostanza, a mio avviso è sufficiente chiedersi se nei prodotti di derivazione animale vi sia qualche nutriente assente nel mondo vegetale.
E’ opinione abbastanza diffusa che non sia giusto imporre al bambino una dieta vegetariana; mancando la consapevolezza della dannosità dei prodotti carnei: nelle migliori delle ipotesi si ritiene giusto aspettare che sia il ragazzo a decidere da solo. In questo modo l’organismo del giovane ha tutto il tempo di restare compromesso spesso per il resto della vita.
Non dar da mangiare la carne al bambino non significa negargli la possibilità di scelta ma indirizzarlo sulla via più giusta per la sua salute fisica, mentale e spirituale. Come si impedisce al bambino di seguire abitudini malsane e pericolose come il fumo, la droga o l’alcol, allo stesso modo i genitori hanno l’obbligo, e non solo morale, di scegliere per i loro bambini la strada migliore. Se carne, pesci e derivati animali non sono necessari per la salute degli adulti tanto meno lo sono per i bambini, anzi è universalmente confermato che questi sono la causa delle peggiori malattie oggi conosciute, comprese quelle tumorali che sempre più frequentemente si manifestano anche nei bambini.
Il bambino che viene iniziato dai genitori alla dieta vegana è, a mio avviso, un privilegiato, un predestinato alla buona salute, una specie di consacrato alla nonviolenza, un bambino che non avrà sulla coscienza l’uccisione di molti suoi fratelli animali, sarà un bambino sensibile, intelligente e soprattutto sano.
Occorre che l’alimentazione del bambino svezzato sia ricco di alimenti vivi e vitalizzanti, puri, benefici, com’è appunto il latte della madre. Da cosa mangerà da piccolo dipenderà la sua salute futura e quindi la sua stessa felicità. Gli alimenti naturalmente deputati a sostituire il latte materno sono la frutta e la verdura e più tardi i cereali integrali ed i semi in genere. Pappe con zuccheri industriali e aromi, verdure con pesticidi, omogeneizzati di carne, merendine con grassi saturi sono fortemente sconsigliati perché dannosi.
Non abbiate paura che al vostro piccolo manchi qualche nutriente: abbiamo testimonianze dirette di amici nati da genitori vegetariani, ora persone adulte che godono di una salute eccellente. E non fatevi prendere dal panico per la necessità indotta di dover inserire nella dieta del piccolo “un po’ di tutto” nella convinzione che questo possa garantire la presenza di ogni nutriente. Nessun animale ha necessità di mangiare di tutto, anzi in genere il pasto degli animali allo stato naturale è monostrofico, cioè fatto di una sola sostanza e, a differenza degli esseri umani, non si ammalano mai, o quasi mai. Un puledro, un vitellino, un agnello o qualunque altro animale nella fase della crescita non ha bisogno di particolari sostanze: si alimenta come gli adulti. Il carnivoro mangia solo carne, l’erbivoro solo erba, il frugivoro solo frutta. Perché mai solo il cucciolo umano avrebbe necessità di mangiare di tutto? Il bambino, come l’adulto, ha solo necessità di consumare frutti dell’orto, di stagione, biologici e a km zero: questo gli dà la garanzia di aver inserito nella sua dieta tutti i componenti nutrizionali di cui ha bisogno per crescere sano, forte, bello, intelligente e soprattutto buono. Le malattie a cui sono soggetti i bambini derivano da errori alimentari, da alimentazione industriale, da zuccheri semplici: questa spesso è portatrice di carenze. Ma se attingiamo ai prodotti stagionali offerti in abbondanza dalla natura tutti i componenti sono assicurati, compresi calcio, ferro, proteine, carboidrati, vitamine, omega3, fibra, acqua, oligoelementi…
Considerato poi che nessun mammifero, tranne l’uomo, consuma il latte di un’altra specie, è facile capire che il latte vaccino è totalmente inadatto alla specie umana per la sostanziale differenza dei principi nutritivi tra il latte materno umano e quello vaccino. Il latte di mucca, rispetto a quello umano è (semplificando) circa 3 volte più ricco di proteine e calcio; 4 volte più ricco di fosforo e sodio mentre possiede solo la metà del lattosio, cioè lo zucchero del latte, il carburante del nostro cervello. Essendo carente di lattosio il latte di mucca è spesso causa di carenza di apprendimento nei bambini.
La presenza del latte nel seno della donna (la cui formula è simile al succo di molta frutta) dipende dalla suzione: finché c’è suzione c’è latte e questo dipende esclusivamente da fattori individuali, culturali, storici, ambientali. In passato i bambini venivano allattati al seno fino al 5°-6° anno di vita. L’OMS e l’Unicef consigliano come tempo ideale almeno 2 anni di allattamento.
Che la carne, compresa quella di pesce, nonché gli stessi derivati (latte, formaggi e uova) non siano necessari né utili alla nostra buona salute viene confermato dall’American Dietetic Association, una delle più autorevoli organizzazioni di esperti di nutrizione nel mondo che nel 2009 ha pubblicato la propria posizione ufficiale rispetto all’adeguatezza, dal punto di vista salutistico, delle diete vegetariane: “Tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono apportare benefici nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate in tutte le fasi del ciclo vitale, incluse gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, nonché per gli atleti”.
La tabella ufficiale LARN parla di assunzione giornaliera di nutrienti per la popolazione italiana; alla colonna relativa al quantitativo proteico nelle diverse fasi della vita di un individuo, considerate le diverse categorie di persone, il peso e l’età, effettuata una sommatoria del quantitativo proteico consigliato, la media risulta essere di otre 50 grammi di proteine al dì. Ora, se si considera che il bambino raddoppia in 6 mesi il peso corporeo e attua il massimo sviluppo del cervello con un quantitativo proteico di circa l’1% del latte materno, quantitativi proteici superiori espongono il bambino ad ipertrofia renale, acidificazione del pH, ipertensione, obesità, diabete ecc.
E’ di questi giorni la pubblicazione su la Repubblica di uno studio condotto dal Dr. Leonardo Pinelli su cento ragazzi che hanno seguito il regime dietetico vegetariano: i risultati confermano l’ottima salute dei bambini vegetariani: si ammalano meno dei bambini onnivori e hanno difese immunitarie migliori. Insomma, dal mondo vegetale tutto da guadagnare, dal mondo animale tutto da perdere.
16 marzo 2011
Dopo lo svezzamento è giusto abituare il bambino al regime vegetariano?
di Franco Libero Manco
Molto spesso la paura di far mancare al piccolo le proteine di origine animale è dura a morire anche nei più convinti vegetariani. Le tradizioni sbagliate, i mass media e la medicina allopatica sono riusciti a convincere la gente che le proteine animali siano superiori a quelle vegetali e quindi necessarie alla buona salute del ragazzo specialmente durante la fase della crescita, anche se il bambino raddoppia il peso corporeo ed il volume del suo cervello in sei mesi dalla nascita nutrendolo solo con il latte materno che ha una percentuale proteica intorno all’uno per cento.
La natura ci da le giuste indicazioni su come alimentare il cucciolo umano dopo lo svezzamento, non certo con la carne che ha un contenuto proteico circa 20 volte superiore a quello del latte della donna: una vera e propria bomba proteica che affatica e compromette, spesso irrimediabilmente, gli organi depuratori e non solo; né tantomeno con del pesce, con dei latticini o delle uova: tutti alimenti incompatibili con la nostra natura di esseri fondamentalmente frugivori. Solo la frutta e la verdura hanno la medesima composizione chimico-biologica del latte materno e quindi risultano essere le più confacenti ad accompagnare il bambino nella fase della crescita. L’istinto puro ed incontaminato del bambino indica chiaramente che davanti ad una tavola imbandita molto difficilmente il piccolo appetisce un pezzo di carne, mentre è spontaneamente attratto dalla frutta, colorata, profumata, e questo dimostra che il suo alimento elettivo e naturale che non è mai di origine animale. Quando nasce il dubbio che la dieta vegetariana possa essere carente di qualche sostanza, a mio avviso è sufficiente chiedersi se nei prodotti di derivazione animale vi sia qualche nutriente assente nel mondo vegetale.
E’ opinione abbastanza diffusa che non sia giusto imporre al bambino una dieta vegetariana; mancando la consapevolezza della dannosità dei prodotti carnei: nelle migliori delle ipotesi si ritiene giusto aspettare che sia il ragazzo a decidere da solo. In questo modo l’organismo del giovane ha tutto il tempo di restare compromesso spesso per il resto della vita.
Non dar da mangiare la carne al bambino non significa negargli la possibilità di scelta ma indirizzarlo sulla via più giusta per la sua salute fisica, mentale e spirituale. Come si impedisce al bambino di seguire abitudini malsane e pericolose come il fumo, la droga o l’alcol, allo stesso modo i genitori hanno l’obbligo, e non solo morale, di scegliere per i loro bambini la strada migliore. Se carne, pesci e derivati animali non sono necessari per la salute degli adulti tanto meno lo sono per i bambini, anzi è universalmente confermato che questi sono la causa delle peggiori malattie oggi conosciute, comprese quelle tumorali che sempre più frequentemente si manifestano anche nei bambini.
Il bambino che viene iniziato dai genitori alla dieta vegana è, a mio avviso, un privilegiato, un predestinato alla buona salute, una specie di consacrato alla nonviolenza, un bambino che non avrà sulla coscienza l’uccisione di molti suoi fratelli animali, sarà un bambino sensibile, intelligente e soprattutto sano.
Occorre che l’alimentazione del bambino svezzato sia ricco di alimenti vivi e vitalizzanti, puri, benefici, com’è appunto il latte della madre. Da cosa mangerà da piccolo dipenderà la sua salute futura e quindi la sua stessa felicità. Gli alimenti naturalmente deputati a sostituire il latte materno sono la frutta e la verdura e più tardi i cereali integrali ed i semi in genere. Pappe con zuccheri industriali e aromi, verdure con pesticidi, omogeneizzati di carne, merendine con grassi saturi sono fortemente sconsigliati perché dannosi.
Non abbiate paura che al vostro piccolo manchi qualche nutriente: abbiamo testimonianze dirette di amici nati da genitori vegetariani, ora persone adulte che godono di una salute eccellente. E non fatevi prendere dal panico per la necessità indotta di dover inserire nella dieta del piccolo “un po’ di tutto” nella convinzione che questo possa garantire la presenza di ogni nutriente. Nessun animale ha necessità di mangiare di tutto, anzi in genere il pasto degli animali allo stato naturale è monostrofico, cioè fatto di una sola sostanza e, a differenza degli esseri umani, non si ammalano mai, o quasi mai. Un puledro, un vitellino, un agnello o qualunque altro animale nella fase della crescita non ha bisogno di particolari sostanze: si alimenta come gli adulti. Il carnivoro mangia solo carne, l’erbivoro solo erba, il frugivoro solo frutta. Perché mai solo il cucciolo umano avrebbe necessità di mangiare di tutto? Il bambino, come l’adulto, ha solo necessità di consumare frutti dell’orto, di stagione, biologici e a km zero: questo gli dà la garanzia di aver inserito nella sua dieta tutti i componenti nutrizionali di cui ha bisogno per crescere sano, forte, bello, intelligente e soprattutto buono. Le malattie a cui sono soggetti i bambini derivano da errori alimentari, da alimentazione industriale, da zuccheri semplici: questa spesso è portatrice di carenze. Ma se attingiamo ai prodotti stagionali offerti in abbondanza dalla natura tutti i componenti sono assicurati, compresi calcio, ferro, proteine, carboidrati, vitamine, omega3, fibra, acqua, oligoelementi…
Considerato poi che nessun mammifero, tranne l’uomo, consuma il latte di un’altra specie, è facile capire che il latte vaccino è totalmente inadatto alla specie umana per la sostanziale differenza dei principi nutritivi tra il latte materno umano e quello vaccino. Il latte di mucca, rispetto a quello umano è (semplificando) circa 3 volte più ricco di proteine e calcio; 4 volte più ricco di fosforo e sodio mentre possiede solo la metà del lattosio, cioè lo zucchero del latte, il carburante del nostro cervello. Essendo carente di lattosio il latte di mucca è spesso causa di carenza di apprendimento nei bambini.
La presenza del latte nel seno della donna (la cui formula è simile al succo di molta frutta) dipende dalla suzione: finché c’è suzione c’è latte e questo dipende esclusivamente da fattori individuali, culturali, storici, ambientali. In passato i bambini venivano allattati al seno fino al 5°-6° anno di vita. L’OMS e l’Unicef consigliano come tempo ideale almeno 2 anni di allattamento.
Che la carne, compresa quella di pesce, nonché gli stessi derivati (latte, formaggi e uova) non siano necessari né utili alla nostra buona salute viene confermato dall’American Dietetic Association, una delle più autorevoli organizzazioni di esperti di nutrizione nel mondo che nel 2009 ha pubblicato la propria posizione ufficiale rispetto all’adeguatezza, dal punto di vista salutistico, delle diete vegetariane: “Tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono apportare benefici nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate in tutte le fasi del ciclo vitale, incluse gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, nonché per gli atleti”.
La tabella ufficiale LARN parla di assunzione giornaliera di nutrienti per la popolazione italiana; alla colonna relativa al quantitativo proteico nelle diverse fasi della vita di un individuo, considerate le diverse categorie di persone, il peso e l’età, effettuata una sommatoria del quantitativo proteico consigliato, la media risulta essere di otre 50 grammi di proteine al dì. Ora, se si considera che il bambino raddoppia in 6 mesi il peso corporeo e attua il massimo sviluppo del cervello con un quantitativo proteico di circa l’1% del latte materno, quantitativi proteici superiori espongono il bambino ad ipertrofia renale, acidificazione del pH, ipertensione, obesità, diabete ecc.
E’ di questi giorni la pubblicazione su la Repubblica di uno studio condotto dal Dr. Leonardo Pinelli su cento ragazzi che hanno seguito il regime dietetico vegetariano: i risultati confermano l’ottima salute dei bambini vegetariani: si ammalano meno dei bambini onnivori e hanno difese immunitarie migliori. Insomma, dal mondo vegetale tutto da guadagnare, dal mondo animale tutto da perdere.
16 marzo 2011
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