Le confessioni intime degli allevatori
Le critiche più dure alla medicina e ai farmaci arrivano, come ben sappiamo, dall’ambiente medico
Le critiche più dure alla medicina e ai farmaci arrivano paradossalmente dai medici più bravi e famosi.
Se tutte le medicine venissero gettate per magia in fondo al mare, assisteremmo alla salvezza dell’umanità, ma anche alla disperazione dei pesci, non è indiscrezione raccolta in ambito salutistico-naturale, né farina di qualche arrabbiato mangia-medici o mangia-farmacisti.
Il suo autore è il dr Oliver Wendell Holmes (1809-1894), celebre professore di anatomia e fisiologia ad Harvard, nonché fondatore della Supreme Court of Justice americana.
Quella frase venne pronunciata quando i farmaci erano tutto sommato pochi in numero ed incisività.
Se Holmes rivivesse nei tempi nostri, invasi come siamo da indecenti piani vaccinatori, da 50 mila diversi farmaci che scandalizzano e schifano gli stessi medici e gli stessi farmacisti, non riusciamo nemmeno ad immaginare le parole e i toni furibondi che il dr Holmes adotterebbe per la circostanza.
La verità dunque è sempre da ricercarsi tra i protagonisti prima ancora che tra i critici esterni.
Le critiche più micidiali al latte arrivano dall’ambiente caseario
Le critiche più micidiali al latte, arrivano paradossalmente ed inavvertitamente, dai casari più responsabili, come quelli del latte australiano Paris Creek i quali, nell’ovvio tentativo di distinguere il proprio latte di qualità, e di salvarlo dal disastro della melammina, hanno elencato in modo franco e spietato le caratteristiche vergognose del latte comune in circolazione nel mondo intero.
Per noi vegani ed animalisti, l’intero commercio del latte è qualcosa di assurdo, di vergognoso, di umiliante, di beffardo.
Un castello di carte false e fasulle, che continua a stare in piedi solo grazie a un cumulo di menzogne, a un giro di alleanze e corruzioni, a una rete di inganni e di ignoranza, a una trama infernale di supporti politici, governativi e mediatici.
Ma anche volendo entrare nella mentalità deforme e zoppa del carnelattismo, lo schifo e l’avversione non sono di molto minori, per quanto sta avvenendo, per il livello di irresponsabilità e di broglio che si gioca sulle teste della gente, e soprattutto del mondo infantile, dei ragazzi e degli adolescenti, che sono le vittime più dirette (oltre che i poveri animali coinvolti in questa Shoah mondiale chiamata Allevamento bovino).
Cosa ha dunque il Paris Creek Milk, che il latte normale non ha?
Cosa ha dunque di speciale il Paris Creek, per costare 5 volte di più del latte normale?
Non contiene additivi, aromatizzanti, addensanti, latte in polvere scadente.
Non contiene ovviamente melammina, e nemmeno urina di mucca.
Non contiene latte OGM, residui di ormoni sintetici per aumentare resa-carne e resa-latte, antibiotici, residui di mangimi inorganici e di vitamine sintetiche.
Non è stato sottoposto a processi di omogeneizzazione e di UHT (ultra-high temperature), operazioni che abbassano la vitalità del latte e interferiscono col suo valore nutrizionale, riducendo l’assorbimento di vitamina A e D.
Ha solo 14 giorni di vita, e viene sottoposto a una leggerissima pastorizzazione, per fargli ritenere freschezza ed energia vicine a quelle del latte appena munto.
E’ più ricco di vitamina E, di Omega3, di carotene, di antiossidanti, di calcio e di acido linoleico.
E’ prodotto da mucche organiche le quali producono la metà di latte al giorno, rispetto alle mucche normali.
Più intensa è la mungitura e più alto è lo stress. Ne consegue una maggiore debolezza degli animali, che si ammalano più in fretta e richiedono urgenti cure antibiotiche, integrative, vitaminiche, farmacologiche, ormonali, tutte cose che finiscono per inquinare ed avvelenare pesantemente il latte normale in commercio.
Da noi le mucche sono persone trattate in modo attento e umano, non ergastolane legate a una catena e private mostruosamente di verde, di sole e di movimento, conclude l’allevatore di Melbourne.
Le critiche più devastanti all’industria dei salumi arriva proprio dai porcili
Le critiche più dure al prosciutto, allo zampone e alla pancetta arrivano paradossalmente dagli stessi allevatori di suini, come riporta il testo Diet for a New America di John Robbins.
Sono animali intelligenti, gentili, puliti, amichevoli, a patto solo di dargli un minimo spazio vitale e di alimentarli col cibo giusto.
Purtroppo non possiamo permetterci di trattarli bene.
Queste stalle moderne, che abbiamo comprato con grossi sacrifici, costano molto.
E alla fine siamo costretti a metterceli dentro uno sopra l’altro in condizioni impossibili, e a dargli da mangiare le peggiori porcherie immaginabili, conclude Robert, un primo allevatore americano contattato.
Conosco a memoria le mie personali manchevolezze
Il secondo, apparentemente più scorbutico, tratta l’intervistatore con degli insulti e delle imprecazioni.
Ma poi si pente, e torna sui suoi passi.
Scusami se ti ho mandato a quel paese.
So benissimo che, da animalista quale sei stai facendo al meglio il tuo lavoro, e cerchi persino di farmi capire che è sbagliato quanto sto facendo e come lo sto facendo.
Il problema è che a indispormi non è tanto la tua ovvia posizione anti-carne, quanto la pretesa di insegnare a me cose che io già conosco cento volte meglio di tutti voi, vivendo da anni in mezzo ai suini.
Conosco a memoria i miei difetti e le mie manchevolezze.
Non c’è alcun bisogno che tu venga a raccontarmeli.
I maialini sono gli esseri più civili esistenti sulla Terra
Questi maialini, questi animali che noi tutti immaginiamo sempre come prosciutti viventi, sono davvero delle creature magnifiche, dal carattere eccezionalmente buono e socievole.
Sono meglio di noi uomini, vegetariani e macellai messi assieme.
Non offendono e non feriscono nessuno.
Sono gioiosi, giocherelloni, leali, affezionati.
Probabilmente sono gli esseri più civili esistenti sulla Terra.
- Mentre noi li trattiamo come, come …
Non so nemmeno trovare la parola giusta (e a quel punto si passa la manica sugli occhi).
Nessun criminale e nessun serial killer al mondo meriterebbe il trattamento che stiamo riservando a queste pacifiche bestiole.
I veri maiali siamo noi umani
Il dramma è che non sappiamo nemmeno noi cosa fare.
E’ una vergogna, una terribile vergogna.
Siamo schiavi e prigionieri di questa attività sporca e malandrina.
Vuoi sapere una cosa? I veri maiali siamo noi.
A volte vorrei andare sotto terra dal disprezzo che provo per me medesimo, e per la società cui appartengo.
Non ho alcun bisogno di essere criticato dall’esterno.
Non riesco nemmeno a guardarmi allo specchio per la ripugnanza che provo nei riguardi di me stesso.
Gli diamo persino da mangiare la loro stessa cacca, mescolata ovviamente con antibiotici, sulfamidici e altre schifezze da laboratorio.
Non ci sono alternative a tutto questo.
O fai così, e riesci a guadagnare la pagnotta, o ti arrivano gli scagnozzi dello sceriffo a pignorare la casa.
Il fatto è che ho troppi anni per cambiare mestiere, e non saprei fare altro che l’allevatore.
Ho pensato anche di passare al tacchino o allo struzzo,ma non c’è grande differenza.
Purtroppo, non è che cambiando animali si risolva qualcosa.
Più o meno è sempre la solita minestra.
Le peggiori frecciate alla pollicoltura arrivano da un ex-allevatore avicolo
Bruno è un ex-allevatore avicolo del Nord Italia.
Si è presentato da me dicendomi che ha vissuto in prima persona l’inferno in terra e che, dopo anni di indicibili e drammatici conflitti interiori, ha avuto la forza e la determinazione di saltarne fuori.
Oggi è un uomo di cinquanta anni, carico di recriminazioni e di rimorsi, ma finalmente leggero, libero, felice e rispettoso di se stesso.
Tuttora non riesce a capacitarsi come abbia potuto vivere in quel modo, di come abbia potuto causare tanta assurda e inutile sofferenza a milioni e milioni di esseri viventi rispettabili e civili chiamati polli o galline.
Fare gli allevatori è una bestemmia all’intelligenza umana
Producevo oltre un milione di capi/anno.
Allevare polli nelle modernissime e computerizzate stalle di oggi non è un’attività industriale e commerciale umana, ma un’autentica bestemmia all’intelligenza umana.
Una bestemmia al buon senso, all’etica, all’ambiente, alla nutrizione, alla salute.
Quando ero partito all’inizio, c’era l’entusiasmo e la voglia di guadagnare dignitosamente la vita per me e la mia famiglia, di far quadrare il bilancio, di crescere e progredire.
Ma mi accorsi che tenere in piedi tale struttura causava in me drammi e conflitti di ogni tipo.
Avevo gli incubi di notte e non riuscivo nemmeno a riprendere sonno.
Mi stavo ammalando di un male oscuro. Probabilmente quello che porta direttamente al cancro. In ogni caso, sarei finito molto presto in un reparto psichiatrico.
Dovevo per forza saltarne fuori.
Le sensazioni di un’anima in pena. Quale è il vero bestiame?
Ero un’anima in pena.
Andavo pure alle riunioni di categoria. Scrutavo negli occhi i miei colleghi.
Ascoltavo i loro discorsi con attenzione, cercando di capire se pure loro avevano gli stessi dubbi e gli stessi conflitti che io covavo.
Incontravo esponenti politici e persino ministri e autorità.
Socialmente parlando, ero un rispettato imprenditore agricolo, possedevo uno status e un’azienda modello nel settore avicolo.
Facevo comunque parte integrante del mondo degli allevatori di bestiame.
Già la parola mi faceva venire i brividi.
Quale era poi il vero bestiame? Quello degli allevatori a due gambe come me, o quello degli animali piumati e dei quadrupedi, sottoposti alle pianificazioni farabutte di rispettati e legali assassini?
I discorsi e le messe in scena del ministro e delle varie autorità
Chiamiamole pure considerazioni pazzesche e paradossali.
Chiamiamoli pure cattivi pensieri o folletti della fantasia.
Fatto sta che, mentre sentivo i discorsi ufficiali del ministro, del sindaco, dell’assessore, più citavano numeri, percentuali di crescita, prospettive di sviluppo, piani di rafforzamento del settore, e più rimbombavano forte nella mia mente i contrasti, le incongruenze, la dissidenza, la ribellione.
Sentivo che tutte le parole e tutti i discorsi contenevano una marea di scemenze e di retorica.
Avevo la netta sensazione di trovarmi in un teatrino degli orrori, nel mezzo di una sinistra e stonata messa in scena che per sbaglio e mio malgrado, mi includeva impropriamente tra i protagonisti.
Ma alla fine dell’incontro, mi comportavo come i fedeli che si fanno il segno di croce e dicono Amen alla fine della santa messa, indipendentemente dai contenuti e dalla coerenza della predica sacerdotale.
E applaudivo l’oratore di turno, come facevano tutti.
Appartenevo a pieno titolo al mondo degli allevatori
Il mio ruolo, la mia persona, erano coinvolti in quel preciso ambiente.
Favevo parte integrante di quel mondo. Mi sentivo addosso funzioni che non erano le mie, vesti strane che mi stringevano, mi imbavagliavano e mi soffocavano.
Ero titolare di un’azienda avicola modello, classificata tra le migliori d’Italia.
Avevo fatto parte di missioni economiche e commerciali che mi avevano portato a visitare altri allevatori all’estero, notando come in Olanda la sporcizia e il marciume fossero ancora più elevati che da noi, e come negli USA si toccasse il massimo della sconcezza, con impianti totalmente privi di finestre, per cui le povere galline, nate nell’incubatrice, vissute senza aria e senza sole, finivano alla macellazione senza aver mai visto nemmeno il colore del cielo.
Appartenevo a pieno titolo al mondo degli allevatori.
Quelli che consumano ¾ dei cereali del mondo per trasformarli in mangimi animali mescolati a farmaci, antibiotici e ormoni.
Quelli che causano la deforestazione mondiale e la rovina dell’Amazzonia.
Quelli che tolgono il cereale integrale ai bambini affamati, ed anche a quelli del mondo cosiddetto civile, per darli a povere bestie da crescere in fretta e furia, torturare e sopprimere.
Quelli che emettono nell’atmosfera decine di volte più gas da effetto-serra delle automobili e degli impianti di riscaldamento.
Quelli che da una parte sterminano miliardi di creature al giorno, e che dall’altro mandano la gente nei reparti ospedalieri di oncologia e cardiologia.
Dai sogni qualitativi di gloria alla realtà concreta del vile denaro
All’esordio della mia attività, avevo in testa grandi progetti e magnifici propositi.
Intendevo non solo affermarmi economicamente nell’imprenditoria agricola, ma anche rendermi utile alla società offrendo alla gente, ai miei compaesani, ai miei connazionali, un prodotto di qualità.
Ma mi sono reso conto ben presto che tutto ciò era un’indegna montatura, una pia illusione personale.
Non era vero niente.
Alla fine, la regola inflessibile del mercato è che l’unico fattore motivante diventa sempre e solo il vile denaro.
La gente, tutta la gente che circola, studia e lavora, riposa e corre, legge e scrive, sta pure mangiando porcherie immonde, cariche di farmaci e medicinali.
Altro che carne bianca e carne leggera.
Gli animali di allevamento, dalle galline agli struzzi, dalle anatre ai conigli, dalle oche ai tacchini, dai maiali ai bovini, sono tutti sottoposti a indicibili ed insostenibili stress e sofferenze.
Tali bestiole morirebbero in breve tempo e non aumenterebbero comunque di peso, in tali condizioni.
Nessun animale di allevamento al mondo sta bevendo acqua pulita
Gli allevatori, dal primo all’ultimo, sono dunque costretti ad alimentarli in modo distorto, a trasformare queste creature in mostri e in robot, addizionando una precisa gamma di sostanze chimiche, ovvero di veleni che non vengono nemmeno metabolizzati dal corpo delle vittime, ma rimangono tali e quali all’interno del loro organismo, e continuano a fare danni enormi ai consumatori di quelle carni e di quei prodotti derivati dalle medesime.
Nessun animale al mondo, di allevamento intenso e forzato, sta bevendo acqua pulita.
Almeno il 60% dell’acqua che queste creature bevono è composto da tranquillanti, sulfamidici, cortisoni, antibiotici, ormoni della crescita.
La protezione di San Antonio e la protezione di Satana
San Antonio è il santo protettore degli animali, ma dev’essere andato in vacanza stabile in qualche altra galassia. Nessuno protegge queste creature.
Ci pensa Zaia a proteggerli, garantendogli una perfetta continuazione.
E’ venuto il terremoto in Abruzzo? Prima si rimettono in ordine le stalle e poi, eventualmente, le case e le scuole.
Pure gli allevatori hanno dei santi protettori.
E’ anche giusto. Pentiti come me, o Non-Ancora-Pentiti come tanti altri, siamo tutti esseri umani.
Anche i ladri e i malfattori sono esseri umani.
Anche i consumatori di pollo e di prosciutto sono esseri umani.
E’ probabile che anche gli assassini abbiano un loro santo protettore. Beatificazione generale per tutti.
Vuol dire che alla fine i pochi bipedi bravi, sensibili ed emancipati dal circolo vizioso della violenza, della strage, degli orrori, dovranno ricorrere alla protezione di Satana, o dei peggiori diavoli dell’inferno.
Un ambiente lercio e insano. Un’attività ingrata e immonda, basata tutta su costi e ricavi.
L’ambiente fisico dell’allevamento avicolo è paragonabile a un girone infernale dantesco.
Tutto costi e ricavi, tutto somme e sottrazioni, tutto guadagni e perdite, assolutamente niente altro.
D’accordo, la gente deve pur sopravvivere.
Ma ci dovrebbero essere dei limiti alle nefandezze.
Il bello è che non sono solo gli animali innocenti a soffrire le pene di Belzebù.
Gli stessi allevatori, per gioco o nemesi del destino, subiscono i contraccolpi micidiali di questa ingrata e immonda attività.
Per produrre i miei polli ruspanti, dovevo fare i turni di notte, nell’umidità più sporca e più lercia, su pavimenti inzuppati di acqua lurida, di escrementi e veleni.
Ed è proprio di notte che, all’impietosa illuminazione elettrica, si individuano in dettaglio quelle cose che di giorno sfuggono.
L’ambiente è così carico di ammoniaca e di gas tossici di vario tipo che non si riesce a vedere oltre pochi metri di distanza.
Si notano tutte le polveri sottili che circolano nell’aria.
Quelle che alla fine del turno trasformano il tuo respirare in un rumore frusciante simile a un sibilo tubercolotico.
Nessuno che chieda alle galline: Ragazze come state?
Il giorno dopo arrivano pure i controlli sanitari.
Veterinari e funzionari dell’igiene non mancano.
Osservano le gabbie e vedono che tutto è in regola.
Danno un’occhiata al sistema computerizzato, che regola il flusso di acqua e di mangime, e soprattutto il flusso dei prodotti chimici. Alla fine ti fanno grandi complimenti, e annotano sul loro registro la dicitura “Impianto a regola d’arte e prodotto di denominazione controllata”.
Mica vanno a chiedere alle galline: Come state ragazze, in quelle confortevoli ed ordinate gabbie metalliche?
Dieci per gabbia dev’essere magnifico, e non vi sentirete affatto sole e abbandonate. Avete fatto una bella passeggiata in cortile? Avete visto se oggi piove o splende il sole?
Dopotutto, quelle, il sole ce l’hanno in continuazione, e lampade illuminano e riscaldano l’ambiente senza sosta, così esse non perdono tempo a dormire o ad oziare, e non smettono di ingozzarsi e crescere di peso.
Nessuno che faccia la conta dei polli morti alla fine della giornata
Non vanno mica a conteggiare tutti i polli morti e morenti nelle gabbie superaffollate.
Tanto, quella è la banale normalità. Le ecatombi giornaliere sono tollerate.
Se ti muoiono tutte le galline della gabbia, o quelle di più gabbie, allora scatta l’emergenza della peste aviaria, e ti costringono a farle fuori tutte, per tacitare l’Ufficio Igiene.
Sfiancate da condizioni di vita impossibili? Prive di calcio e di minerali veri, tutte in muta e senza piume?
Producono uova bianche e pallide, dal guscio malaticcio e buterrato?
Poco male, gli si propina farina d’osso di seppia.
Ci sono poi fior di tecnici e ricercatori che studiano e sperimentano sostanze all’avanguardia, le quali rendono il guscio più accettabile dal punto di vista estetico, e il tuorlo all’interno più giallo ed accattivante.
Sostanze che danno pure più colore e sapore alla maionese in commercio, più gusto alle mortadelle miste di pollo e tacchino, che il mercato dimostra incredibilmente di gradire.
Finchè esiste al mondo gente ipnotizzata dalle devianti pubblicità dei falsari televisivi, nulla mai cambierà, con il plauso del ministro e le benedizioni del papa
La verità è che gli animali di allevamento hanno un livello medio qualitativo infimo per chi crede tuttora, suo malgrado e sua disgrazia, nel valore nutritivo delle carni.
Siccome poi anche nel male c’è il peggio del peggio, gli animali più scadenti ed ammalati, che sono poi la maggioranza del gruppo, vengono riservati immancabilmente alle mense ospedaliere, alle mense scolastiche, alle mense militari, alle comunità religiose e ai carcerati.
Finchè esiste al mondo gente ipnotizzata dalla proteina e dalla carne, gente abbindolata dalle pubblicità televisive e dalle rubriche tipo Uno Mattina, Gusto e La Prova del Cuoco, gente disposta ad addentare carogne e cadaveri, gente disposta a trangugiare brodaglie di urina e putrescina, c’è ben poco da sperare.
Le cose continueranno ad andare avanti nella medesima direzione, con soddisfazione del ministro delle politiche agricole e il plauso della Coldiretti, e le benedizioni del prete, del vescovo e del papa.
16 Aprile 2009
Valdo Vaccaro
- Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
- Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
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