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Vegetariani pentiti

di Franco Libero Manco

Chi da vegetariano torna ad alimentarsi in modo convenzionale probabilmente non è mai stato veramente vegetariano (e credo che lo stesso concetto valga anche per i vegani che tornano ad essere vegetariani): è semplicemente la situazione di chi ha voluto sperimentare la nutrizione vegetariana senza aver maturato le motivazioni di fondo, le molte implicazioni di ordine salutistico oltre che etico, ambientale, economico ecc. E’ come se dall’armonia si rientrasse nel caos nutrizionale, dal paradiso all’inferno.

Quando il vegetariano sceglie di essere tale per questioni di salute ma poi torna a nutrirsi in modo convenzionale può succedere che accusi debolezza, a volte nausea o mal di testa.
Questa condizione è abbastanza diffusa a causa della dipendenza generata dai prodotti animali.
Se dopo molti anni di intossicazione dell’organismo si attua uno stile di vita più sano, le tossine entrano in circolo per essere smaltite e questo a volte genera malessere che è tanto più sentito quanto maggiore è il livello di intossicazione.
Chi è abituato a consumare caffè, o zuccheri industriali, sperimenta la stessa situazione, cioè crisi di astinenza.
Il meccanismo è semplice. Se nel serbatoio di un motore a benzina, in cui viene sistematicamente immesso carburante di altro tipo, si torna ad utilizzare il carburante giusto, il motore non funzionerà a perfezione finché filtri, candele ed altro non saranno depurati dalle incrostazioni accumulate.
A questo punto c’è chi torna indietro pensando che il sistema vegetariano o vegano sia sbagliato; ma chi ha capito i meccanismi di depurazione organica persiste per un periodo che può durare pochi giorni o poche settimane, necessarie allo smaltimento delle tossine.

Chi sceglie di essere vegetariano per motivi salutistici è, statisticamente, più incline a pentirsi rispetto a chi è vegetariano o vegano per motivi di coscienza. Infatti avuta la consapevolezza della condizione degli animali condannati a produrre latte o uova, tornare indietro è come infischiarsene di ciò che producono le nostre scelte e condannare gli animali allo sfruttamento, alla schiavitù e alla morte prematura; significa aver conosciuto un dramma e volerlo ignorare; significa chiudersi le orecchie per non sentire il lamento delle nostre vittime; significa anteporre il nostro egoismo alle possibilità di rendere migliore questo mondo.


Aprile 2015



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