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Report Rai: inchiesta sugli allevamenti intensivi


Fonte: http://www.report.rai.it
Puntata del 7 aprile 2002

NELLA NUOVA FATTORIA
di Sabrina Giannini

Carne bianca e senza grasso. Questa la preferenza dei consumatori.
Ma come si ottiene una carne così?

Inizia nell'ottobre 2000 la ricerca che porta a questa risposta: anabolizzanti e cortisone, i protagonisti dell'alimentazione negli allevamenti intensivi.
E così i vitelli trattati - o nel gergo "toccati"- guadagnano 30 kg di peso, tutti uguali e gonfi, senza un filo di grasso.
Sono 30 kg di guadagno in più garantiti da cocktail di farmaci che si nascondono alle rassicuranti analisi ufficiali, preparati con cura da professionisti che alimentano un mercato clandestino per stare al passo con gli Stati Uniti dove sei sostanze anabolizzanti sono riconosciute legali e facilmente reperibili, anche con un ordine via Internet.

Carne bianca? Ecco come: i vitelli vengono divisi dalla madre nei primi giorni di vita e tenuti per sei mesi alla catena prima di andare al macello.
Nutriti con latte reidratato e integratori, una dieta priva di ferro, così la carne da rossa, come dovrebbe essere secondo natura, diventa bianca.
Ma i consumatori la vogliono così.

Chi alleva legalmente viene penalizzato dal mercato e poi nessuno è mai andato in galera per questo, un sistema complesso di analisi e cavilli legali al massimo porta al pagamento di una sanzione amministrativa, poco di fronte al rischio di perdere la corsa al mercato.

Ma qual è la reale diffusione del fenomeno?

Un'analisi degli uffici di sanità pubblica della Regione Piemonte condotta su vitelli di cinque mesi rivela: il 30 per cento degli organi sessuali sono alterati dagli anabolizzanti, il 70 per cento dei timi sono alterati dai cortisonici.
Questo mentre il dato ufficiale dei controlli UE è fermo allo 0,22 per cento.
Per capire questa differenza basta sapere che per le politiche agricole si spende metà del bilancio comunitario e per i controlli a tutela dei consumatori è previsto lo 0,14 per cento.


PIU’ PAZZA CHE MAI (aggiornamento Mucca Pazza)
di Sabrina Giannini

La storia della BSE in Italia è costellata di provvedimenti attuati dal Ministero della Sanità (oggi della salute) che hanno di fatto agevolato gli interessi di alcune lobbies (della carne destinate al largo consumo, dei mangimifici e dei produttori di farine di carne).
Infatti l'Italia ha tardato a prendere le misure di precauzione. La tutela per la nostra salute e' imposta dalla UE e non dal nostro Ministero della Salute, a partire dall'inizio della crisi BSE.
Si ripercorre la storia del primo caso di mucca pazza (13 gennaio 2001, Pontevico), vicenda che rimane poco chiara. Davvero la vacca 103 veniva da Pontevico?
Stranamente venne negato ai proprietari l'esame del DNA.
Inoltre: chi ha pagato i costi della crisi BSE?
E chi ci sta guadagnando (anzi speculando)?


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La e-mail che abbiamo inviato noi.

Ho seguito con molto interesse la puntata del 7 aprile 2002, dove avete presentato le vostre inchieste sulla "nuova fattoria" e sugli allevamenti intensivi.

Desidero complimentarmi innanzitutto per il vostro prezioso lavoro di informazione e ringraziarvi per aver mostrato come stanno veramente le cose - come del resto è nel consueto stile della vostra trasmissione.

Le immagini necessariamente cruente (trattandosi di allevamenti e di macellazione) forse aiuteranno sempre più persone a riflettere non soltanto sulla salubrità di ciò che arriva nei nostri piatti, ma anche e soprattutto sull'opportunità di continuare a nutrirci in questo modo - considerato che la carne non è indispensabile alla nostra salute, anzi.

Vi scrivo queste mie considerazioni perché ho notato che avete completamente omesso, tra le varie alternative alla carne proveniente dagli allevamenti intensivi, la possibilità di optare per una più sana dieta vegetariana. Avete invece accennato, doverosamente, agli allevamenti biologici, che costituiscono indubbiamente un notevole salto qualitativo sia per la qualità dei prodotti che per la qualità dello stile di vita degli animali - anche se questo non li salva ugualmente dalla macellazione, purtroppo.

Sull'opportunità o meno di limitarsi a passare (tornare) ad un sistema di allevamento biologico, personalmente ho molti dubbi. Ve ne espongo sommariamente qualcuno, senza alcuna pretesa di esaustività ma con lo scopo di riflettere insieme.

Nel corso del XX secolo il consumo di carne pro-capite nei ricchi paesi occidentali si è decuplicato, con le terribili conseguenze sulla salute pubblica che ormai tutti conosciamo: altissima incidenza di malattie cardio-vascolari (che, nei paesi occidentali, colpiscono, a vari livelli di gravità, il 50% della popolazione e che costituiscono la prima causa di morte), ictus, diabete, obesità, tumori (molti sono, come ormai noto, correlati all'alimentazione), arteriosclerosi, osteoporosi, ecc. - insomma, malattie anche conosciute come quelle "del benessere".

Questo enorme tasso di consumo di carne (voi stessi nella vostra trasmissione avete accennato ad oltre 80 kg pro-capite, quando invece l'OMS consiglia di non superare i 25-30 kg all'anno) purtroppo rende INDISPENSABILI gli allevamenti intensivi. Inoltre, se venissero maggiormente incentivati gli allevamenti biologici, si giungerebbe in breve tempo ad una carne per ricchi (quella biologica, appunto) e ad un'altra per poveri (quella piena di antibiotici ed ormoni degli allevamenti, che probabilmente sarebbe ancora meno controllata di oggi, non essendo più consumata anche da chi le leggi le emana e le approva).

In ogni caso, con un tipo di allevamento biologico, sarebbe giocoforza indispensabile diminuire i consumi pro-capite, perché non ci sarebbe oggettivamente terreno sufficiente per far pascolare tutte le mucche, razzolare tutti i polli, grufolare tutti i maiali, brucare tutte le pecore, ecc. Terreno che andrebbe del resto sottratto alle coltivazioni, con la conseguenza di avere meno vegetali, soia e cereali sia per gli animali allevati biologicamente (che a quel punto sarebbe indispensabile nutrire in maniera più naturale), sia per il consumo umano. Come la mettiamo, dunque?

Non vi sembra quindi che anche gli allevamenti biologici sarebbero ad ogni modo soltanto una tappa (o una toppa?) ma NON la soluzione reale al malessere nostro, degli animali di allevamento e dell'ambiente più in generale?

Non vi sembra che sarebbe invece molto più opportuno - alla luce degli odierni problemi ecologici, di salute, di benessere animale - valutare e proporre anche altre possibilità ed alternative?

Sono ben consapevole che ad oggi proporre una conversione vegetariana di massa sia impresa quasi utopica, ma perché non cominciare almeno a parlarne?
Sono certa che con una informazione più obiettiva e capillare riguardo la scelta vegetariana, un crescente numero di persone la sceglierebbe spontaneamente.

In Inghilterra ad oggi già circa il 10% della popolazione è vegetariana (circa 5 milioni di persone) e si stima che entro il 2050 - forse anche prima, tenendo conto della massa critica - ci sarà il superamento del 50% sugli onnivori: attualmente è il paese primo candidato per questa ormai sempre più indispensabile inversione di tendenza (vedi anche "Ecocidio" dell'economista e docente universitario Jeremy Rifkin).

Credo di essere estremamente realista nel sostenere che, entro la fine di questo secolo, l'umanità dovrà necessariamente essere vegetariana o non sarà affatto, non essendoci le risorse alimentari carnee per nutrire una popolazione umana in costante aumento e sempre più affamata.

E' vero che la pubblicità ci inganna con bucolici paesaggi popolati da mucche felici e maialini gaudenti, e anche per questo motivo è fondamentale che gli onesti programmi di informazione come il vostro ci mostrino (o almeno cerchino di farlo) la verità nella sua interezza e non solo a spicchi.

Fare buona informazione, come voi effettivamente state facendo, talvolta impone anche lo scomodo compito di prospettare altre possibilità e nuovi scenari.

Augurandomi che valutiate con serietà ed apertura quanto vi ho scritto, colgo l'occasione per rinnovarvi il mio apprezzamento e porgere cordiali saluti.

Emanuela Barbero

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Gli uomini e le nazioni agiscono saggiamente
solo quando hanno esaurito tutte le alternative.
(Abba Eban)
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