Il vegetarismo salverà il mondo
di Franco Libero Manco
Nei dibattiti “importanti” in cui si discute di politica e di problemi sociali è quasi impossibile parlare di vegetarismo o di animalismo comunemente considerato un argomento fuori luogo, problematiche di terz’ordine, non prioritarie rispetto ai problemi economici, di lavoro, di giustizia sociale ecc.
Noi riteniamo che il vegetarismo e l’animalismo possono contribuire in modo determinante alla risoluzione dei problemi più gravi del genere umano. Noi abbiamo la convinzione, profonda ed assoluta, che questa filosofia di vita è il mezzo più efficace per realizzare un mondo migliore e quindi di risolvere i problemi che attanagliano l’uomo sia a livello individuale che collettivo.
In che modo? L’adozione su vasta scala del sistema vegetariano consentirebbe ad ognuno di vivere in ottima salute e di liberarsi della maggior parte delle malattie che condizionano la nostra vita privata e affliggono la società umana, con tutte le conseguenze positive ed i vantaggi che ne deriverebbero sul piano personale ed economico. A che giova infatti avere un lavoro sicuro e un salario più consistente se non si ha la possibilità di godere di buona salute e, soprattutto, restare in vita? Le ingenti somme di denaro e le enormi risorse umane che vengono assorbite per le cure delle malattie resterebbero nelle tasche dei cittadini con evidente ritorno di benessere e ricchezza. Quindi parlare di vegetarismo significa perorare una cultura di vita che mira ad attuare una vera prevenzione delle malattie e di vero benessere, che è il fulcro principale dell’esistenza di ognuno.
Il sistema alimentare onnivoro è ai suoi sgoccioli storici: l’umanità del futuro sarà vegetariana o non sarà affatto. La carne sarà un alimento sempre più costoso, accessibile solo ai ricchi. Per nutrire un’umanità onnivora sarebbero necessari altri 7 pianeti come il nostro per produrre le derrate per gli animali e smaltire i rifiuti che produce l’industria della carne.
Ma la vera rivoluzione viene dall’aspetto etico. L’apertura mentale e morale a rifiutare la sofferenza degli animali indurrebbe l’essere umano ad una maggiore considerazione della violenza tra gli stessi esseri umani. E che cosa c’è di più necessario, di più costruttivo, di più vitale, di più urgente per la nostra società se non quello di una nuova coscienza umana più giusta, più solidale e sensibile verso la condizione del prossimo? Questo porterebbe l’uomo a livelli civili e spirituali più alti e quindi ad un mondo sicuramente più giusto. Si sente dire: “Ma se l’uomo non rispetta nemmeno il suo simile, i figli non rispettano nemmeno i loro genitori come si può pretendere il rispetto per gli animali?” E’ proprio la mancata educazione al rispetto del più piccolo, del il più indifeso, del diverso ciò che abitua l’uomo all’indifferenza verso il sopruso e la prevaricazione e che impedisce all’essere umano di sviluppare in se stesso il sentimento di rispetto verso i suoi simili. Disconoscere la terribile condizione degli animali a causa delle nostre scelte quotidiane significa abituarsi a convivere con la legge del più forte, del disprezzo del dolore e della vita in senso lato, significa accettare l’idea che qualcun soffra e muoia per un nostro presunto vantaggio.
Un altro dei grandi problemi della società umana è l’inquinamento ambientale. Ebbene, lo stile di vita vegetariano consentirebbe l’eliminazione del 20% dell’inquinamento complessivo che deriva dagli allevamenti, dall’industria della carne, delle concerie e dagli smaltimenti dei rifiuti. Non solo. Le foreste non sarebbero più distrutte per far posto agli allevamenti zootecnici e quindi vi sarebbe maggiore ossigeno nella nostra superficie terrestre e quindi meno malattie cardiorespiratorie e meno morti per cancro. La desertificazione si fermerebbe. Vi sarebbe una riduzione del costo dell’energia dal momento che un terzo di questa in Occidente viene assorbita dall’industria agrozootencnica. Si ridurrebbe (se non eliminerebbe del tutto) la fame nel Terzo Mondo con benefici economici per tutti, dal momento che verrebbero ad essere utilizzabili i fondi che ora sono destinati ai paesi poveri e soprattutto beneficeremmo di una maggiore sicurezza mondiale eliminando le tensioni che scaturiscono dalla miseria e dalla fame che sovente spingono le popolazioni a contrasti, a tensioni e a guerre.
VIVERE SENZA CARNE SI PUO’, SI DEVE,
PER IL NOSTRO BENE E QUELLO DEL PIANETA
Marzo 2008
Nei dibattiti “importanti” in cui si discute di politica e di problemi sociali è quasi impossibile parlare di vegetarismo o di animalismo comunemente considerato un argomento fuori luogo, problematiche di terz’ordine, non prioritarie rispetto ai problemi economici, di lavoro, di giustizia sociale ecc.
Noi riteniamo che il vegetarismo e l’animalismo possono contribuire in modo determinante alla risoluzione dei problemi più gravi del genere umano. Noi abbiamo la convinzione, profonda ed assoluta, che questa filosofia di vita è il mezzo più efficace per realizzare un mondo migliore e quindi di risolvere i problemi che attanagliano l’uomo sia a livello individuale che collettivo.
In che modo? L’adozione su vasta scala del sistema vegetariano consentirebbe ad ognuno di vivere in ottima salute e di liberarsi della maggior parte delle malattie che condizionano la nostra vita privata e affliggono la società umana, con tutte le conseguenze positive ed i vantaggi che ne deriverebbero sul piano personale ed economico. A che giova infatti avere un lavoro sicuro e un salario più consistente se non si ha la possibilità di godere di buona salute e, soprattutto, restare in vita? Le ingenti somme di denaro e le enormi risorse umane che vengono assorbite per le cure delle malattie resterebbero nelle tasche dei cittadini con evidente ritorno di benessere e ricchezza. Quindi parlare di vegetarismo significa perorare una cultura di vita che mira ad attuare una vera prevenzione delle malattie e di vero benessere, che è il fulcro principale dell’esistenza di ognuno.
Il sistema alimentare onnivoro è ai suoi sgoccioli storici: l’umanità del futuro sarà vegetariana o non sarà affatto. La carne sarà un alimento sempre più costoso, accessibile solo ai ricchi. Per nutrire un’umanità onnivora sarebbero necessari altri 7 pianeti come il nostro per produrre le derrate per gli animali e smaltire i rifiuti che produce l’industria della carne.
Ma la vera rivoluzione viene dall’aspetto etico. L’apertura mentale e morale a rifiutare la sofferenza degli animali indurrebbe l’essere umano ad una maggiore considerazione della violenza tra gli stessi esseri umani. E che cosa c’è di più necessario, di più costruttivo, di più vitale, di più urgente per la nostra società se non quello di una nuova coscienza umana più giusta, più solidale e sensibile verso la condizione del prossimo? Questo porterebbe l’uomo a livelli civili e spirituali più alti e quindi ad un mondo sicuramente più giusto. Si sente dire: “Ma se l’uomo non rispetta nemmeno il suo simile, i figli non rispettano nemmeno i loro genitori come si può pretendere il rispetto per gli animali?” E’ proprio la mancata educazione al rispetto del più piccolo, del il più indifeso, del diverso ciò che abitua l’uomo all’indifferenza verso il sopruso e la prevaricazione e che impedisce all’essere umano di sviluppare in se stesso il sentimento di rispetto verso i suoi simili. Disconoscere la terribile condizione degli animali a causa delle nostre scelte quotidiane significa abituarsi a convivere con la legge del più forte, del disprezzo del dolore e della vita in senso lato, significa accettare l’idea che qualcun soffra e muoia per un nostro presunto vantaggio.
Un altro dei grandi problemi della società umana è l’inquinamento ambientale. Ebbene, lo stile di vita vegetariano consentirebbe l’eliminazione del 20% dell’inquinamento complessivo che deriva dagli allevamenti, dall’industria della carne, delle concerie e dagli smaltimenti dei rifiuti. Non solo. Le foreste non sarebbero più distrutte per far posto agli allevamenti zootecnici e quindi vi sarebbe maggiore ossigeno nella nostra superficie terrestre e quindi meno malattie cardiorespiratorie e meno morti per cancro. La desertificazione si fermerebbe. Vi sarebbe una riduzione del costo dell’energia dal momento che un terzo di questa in Occidente viene assorbita dall’industria agrozootencnica. Si ridurrebbe (se non eliminerebbe del tutto) la fame nel Terzo Mondo con benefici economici per tutti, dal momento che verrebbero ad essere utilizzabili i fondi che ora sono destinati ai paesi poveri e soprattutto beneficeremmo di una maggiore sicurezza mondiale eliminando le tensioni che scaturiscono dalla miseria e dalla fame che sovente spingono le popolazioni a contrasti, a tensioni e a guerre.
VIVERE SENZA CARNE SI PUO’, SI DEVE,
PER IL NOSTRO BENE E QUELLO DEL PIANETA
Marzo 2008
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