Vegetarismo e spiritualità
di Emanuela Barbero
La scelta vegetariana porta con sè - ovunque ci si trovi nel nostro percorso di crescita personale - implicazioni etiche fortemente correlate alla compassione, non solo verso gli animali ma anche verso gli altri esseri umani, proprio in considerazione delle risorse di gran lunga maggiori implicite nel consumo della carne e di conseguenza sottratte arbitrariamente ad altri esseri umani che invece muoiono di fame.
Moltissimi gruppi religiosi attribuiscono da sempre, non a caso, un'essenziale importanza alla dieta vegetariana, proprio in quanto mezzo di purificazione ed elevazione spirituale: buddisti, induisti, jainisti, gandhiani, cristiani delle origini (ed in seguito Catari e Valdesi - entrambi ferocemente perseguitati dalla Chiesa come eretici - , Avventisti odierni ed altre minoranze cristiane), molti padri della Chiesa e tanti santi cristiani (tra cui San Francesco), esseni, sufi, sacerdoti dell'antico Egitto, filosofi dell'antica Grecia e molti altri. Senza contare molte grandi personalità che hanno contribuito enormemente all'evoluzione della civiltà umana e che hanno optato consapevolmente per questa scelta di vita, andando contro i luoghi comuni ed i dogmi da sempre un pò ovunque più diffusi.
Per tutti loro evitare la carne - ritenuto cibo spiritualmente impuro - significa accostarsi maggiormente al divino. In questo modo viene riconosciuto il diritto alla vita a tutte le creature viventi, in quanto differenti espressioni di vita, rispettandole consapevolmente invece di sacrificarle uccidendole per farne il proprio cibo.
In quest'ottica l'atto sanguinario dell'uccisione di un animale, necessario per cibarsene, brutalizza l'essere umano e ciò pregiudica il suo contatto con il divino e/o l'esperienza spirituale e trascendentale. Anche se non siamo noi ad uccidere in prima persona l'animale, quando lo mangiamo siamo comunque responsabili della sua morte e di contribuire al mantenimento del terrificante mercato della carne.
Cibandoci di cadaveri animali, i nostri sensi - sia quelli fisici che, a maggior ragione, quelli più "sottili" - vengono appesantiti e resi in questo modo assai più densi ed insensibili. Questo è un dato di fatto molto noto anche nell'esoterismo, tant'è vero che le varie discipline esoteriche ritengono il cibarsi di carne un ostacolo allo sviluppo delle percezioni extrasensoriali.
Nella Bhagavad Gita - uno dei più antichi libri sacri ed uno dei principali testi vedici dell'induismo - viene attribuita agli animali un'anima, della stessa sostanza di quella umana, ma con un differente grado di coscienza, capace anch'essa di raggiungere stati di spiritualità elevata. In base alla visione del Movimento per la Coscienza di Krishna, che si attiene fedelmente al testo originale, negare l'anima agli animali è un semplice artificio che giustifica il fatto di mangiarli liberamente, negando loro lo status che invece hanno nell'ordine dell'Universo.
In questa accezione l'animale è ciò che è mosso dall'anima, dalla vita dell'anima. L'etimo stesso di "animale" deriva da "anemos", anima, spirito, il soffio vitale presente in tutte le creature viventi.
Del resto anche l'uomo appartiene al regno animale e nutrisi di animali è assai più vicino al cannibalismo di quanto non lo sia nutrirsi di vegetali. Mangiare la carne degli altri animali anziché quella umana è una differenza di grado ma non di genere e facendolo restiamo comunque molto prossimi al cannibalismo.
Dal punto di vista biologico e scientifico uomo e animali sono parte dello stesso regno ed hanno le stesse necessità fondametali: mangiano, dormono, si accoppiano, si difendono. E soffrono. In questo non c'è differenza.
Quando l'uomo proclama la propria superiorità sul regno animale, proclama semplicemente la propria animalità intellettualizzata: mangia in maniera più elaborata, dorme in giacigli più comodi, si accoppia non soltanto per fini meramente riproduttivi (ma questo anche altri animali lo fanno), si difende ed uccide in maniera più sofisticata. Ma la sostanza essenzialmente non cambia.
Dal punto di vista evolutivo e spirituale ciò che fa veramente la differenza tra l'animale e l'uomo, è la capacità di quest'ultimo di porsi domande riguardo alla vita, alla sua origine ed al suo scopo, con tutte le ripercussioni etiche che questa ricerca inevitabilmente comporta. L'uomo che non si pone queste domande resta sul semplice piano dell'animalità (per inciso, questo aspetto viene particolarmente sottolineato ed approfondito nella Bhagavad Gita).
Nei testi buddisti è la compassione il leit-motiv della scelta vegetariana, un passo importantissimo per raggiungere ciò che noi occidentali conosciamo come "illuminazione" - definita "satori" nel buddismo zen (e "samadhi" o "nirvana" nella tradizione induista). Basti sottolineare che una grandissima parte della letteratura buddista verte proprio sulla compassione per delinearne tutta l'importanza in questa tradizione spirituale.
A questo proposito viene attribuito allo stesso Buddha il seguente insegnamento: "Se volete ottenere l'illuminazione, non dovete studiare innumerevoli insegnamenti. Approfonditene solo uno. Quale? La grande compassione. Chiunque abbia grande compassione, possiede tutte le qualità del Buddha nel palmo della propria mano".
Il buddismo in effetti "raccomanda", ai fini dell'evoluzione spirituale, di non mangiare nessuna creatura che respira. Non essendo il buddismo strettamente dogmatico nulla viene però imposto di prassi al praticante, nondimeno la spontanea adesione a comportamenti di vita più compassionevoli e spirituali è un oggettivo indice del grado di consapevolezza soggettivamente raggiunto da ciascuno.
Trascendere la dualità del mondo materiale attraverso la compassione è del resto un punto fondamentale nella visione spirituale orientale.
La compassione nel cristianesimo diventa "amore", quell'amore che è anche l'anelito dell'essere umano verso il divino e che contempla quindi un profondo rispetto verso tutta la Creazione, che, per il Cristiano, è sì posta nelle mani dell'Uomo, sotto la sua diretta responsabilità, ma di cui egli in nessun caso può abusare.
In proposito riportiamo, a semplice titolo esemplificativo, alcune citazioni tratte dal Vecchio Testamento (1):
''Poi Dio disse: "Ecco, Io vi dò ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme; saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, Io dò in cibo ogni erba verde." E Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.'' (Genesi, 1. 29,31)
"Non essere tra quelli che si inebriano di vino, né fra coloro che son ghiotti di carne!" (Proverbi, 23, 20)
"Chi ha ucciso un bue è come se avesse ammazzato un uomo." (Isaia, 66, 3)
Mentre nel Nuovo Testamento leggiamo:
"Ciò che fate alla più piccola delle mie creature, lo fate a Me." (Matteo, 25, 40)
I riferimenti alla carne riportati nei Vangeli altro non sono che traduzioni forzate della parola generica "cibo" (2).
Del resto il quinto comandamento riporta testualmente: "Non uccidere", in senso generico, senza specificare "l'uomo". Perciò lo si deve intendere per quello che è, e cioè: "Non uccidere" e basta, senza eccezioni.
Fedeli agli insegnamenti di Gesù Cristo ed alle Sacre Scritture, i primi gruppi cristiani erano infatti strettamente vegetariani, così come gli Esseni, tra cui visse per un certo periodo anche Gesù. Diversi testi storici riportano in effetti che Gesù era vegetariano, così come i 12 Apostoli.
Nella Bibbia (Genesi, 1, 30) Dio stesso afferma che anche gli animali hanno un'anima e, almeno teoricamente, nessuno potrebbe arrogarsi il diritto di contraddire Dio!
Tuttavia la Chiesa introdusse l'uso di cibarsi di carne nel IV sec. d.C. per soddisfare i desideri dell'imperatore Costantino, gran divoratore di animali, al fine di ricevere da questi il riconoscimento di Religione di Stato del Sacro Romano Impero, a seguito della di lui "conversione".
Da allora in poi i cristiani non vennero quindi più perseguitati ed impalati, anzi, iniziò una feroce "conversione" forzata dei pagani, pena la tortura e la morte a chi la rifiutava.
Tuttavia alcuni gruppi Cristiani - es. Catari e Valdesi - nel tempo mantennero l'uso di non cibarsi di carne, sfidando così il dominio incontrastato della Chiesa e la sua terribile autorità. Essi vennero perciò sistematicamente e ferocemente trucidati: enormi roghi collettivi - tra i tanti altri - arsero per secoli nelle campagne di tutta Europa a severo monito di cosa significasse disobbedire all'infallibilità del Papa. Una delle prove per identificare i "colpevoli" era appunto quella di obbligare le persone ad uccidere un animale e/o mangiare carne: chi si rifiutava veniva automaticamente condannato a morte come eretico.
Così feroce è stata per gli occidentali la repressione della libertà di alimentarsi senza carne, che ancor oggi in molti di loro vige il paradigma - ed il terrore psicologico - che "è impossibile vivere senza carne": e in effetti, per certi versi, in passato lo è stato.
Invece l'esperienza di milioni di vegetariani in tutto il mondo vivi e vegeti ed in perfetta salute ("vegetus" significa infatti "in salute"), dimostra - al di là di ogni ragionevole dubbio - che questi timori non hanno alcun fondamento razionale né scientifico.
Tornando invece alle tradizioni spirituali orientali, assai più libere di sperimentare e quindi più diversificate negli approcci e nelle conclusioni, per le varie scuole di Yoga, l'assenza di carne dalla nostra alimentazione determina, oltre ad una purificazione sia sul piano fisico che spirituale, anche una maggiore elasticità nei movimenti (e quindi pure mentale), dovuta all'assenza delle sostanze tossiche della carne per l'organismo umano - che fisiologicamente ed anatomicamente NON è carnivoro bensì frugivoro (3) - , sostanze che si depositano nelle nostre giunture causando irrigidimento e dolori nei movimenti.
Alla luce di quanto sopra si può quindi evincere che non è un caso che in moltissime tradizioni spirituali e filosofiche sia contemplato il fatto di evitare il consumo di carne, proprio perché ritenuto cibo non più adatto per l'essere umano spiritualmente "evoluto", mentre esso resta ancora cibo comune per l'animale umano meno consapevole.
Non va inoltre mai dimenticato che gentilezza e compassione sono requisiti indispensabili per qualsiasi percorso spirituale e, almeno nella teoria, tutte le maggiori religioni si trovano in accordo su questo.
Alimentazione come mezzo evolutivo... interessante la cosa.
Soprattutto in considerazione del fatto che noi siamo anche ciò che mangiamo.
...e ciò che mangiamo dice moltissimo di noi!
"Ipotesi sulla realtà"
La Coscienza dorme nelle pietre,
respira nelle piante,
pensa negli animali
e discerne nell'uomo.
- Maharishi, rifacendosi alle Upanishad
L'uomo ha qualcosa di ogni creatura.
Ha infatti in comune:
l'esistenza con le pietre,
il vivere con gli alberi,
la sensibilità con gli animali,
l'intelligenza con gli angeli.
Se dunque l'uomo è partecipe di qualcosa
con ogni creatura, sotto un qualche aspetto
ogni creatura coincide con l'uomo.
- Gregorio Magno, Padre della Chiesa
(1) Potete trovare parecchi passi tratti dalle Sacre Scritture delle religioni di matrice Giudaico-Cristiana sul sito dei Cristiani delle Origini di Vita Universale: http://www.vita-universale.org/it/p15.html#Ilcibarsidi
(2) Per ulteriori approfondimenti in proposito vi rimandiamo al sito Una Vita Senza Carne:
http://web.tiscalinet.it/vitasenzacarne/quinto.htm
(3) Fisiologicamente ed anatomicamente l'essere umano NON è carnivoro bensì frugivoro:
http://web.tiscalinet.it/vitasenzacarne/perche.htm
Comparazione anatomica: Fruttivoro – Carnivoro
http://www.vegetarismus.ch/info/i12.htm
Dal punto di vista biologico l’uomo è vegetariano?
http://www.vegetarismus.ch/einwand/if2.htm
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