Consumo di carne e rischio di cancro
Correlazione
tra consumo
di carne e
rischio di cancro
Già da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si pronuncia in tema di prevenzione del cancro, dal momento che i fattori dietetici influiscono su almeno il 30% di tutti i tumori nei Paesi Occidentali.
Quando i ricercatori hanno iniziato a studiare i legami fra alimentazione e cancro, uno dei risultati più evidenti è stato che le persone che evitano la carne hanno molte meno probabilità di sviluppare questa patologia.
I vegetariani infatti hanno un rischio sensibilmente ridotto di sviluppare il cancro rispetto a chi consuma carne.
L’American Institute for Cancer Research (AIRC) nel 2007 ha pubblicato un importante studio su alimentazione e cancro, confermando l’aumentato rischio di sviluppo della patologia a livello esofageo, polmonare, pancreatico, gastrico, colorettale, endometriale e prostatico associato al consumo di carni rosse e carni lavorate.
Studi svolti sulle comunità degli Avventisti del Settimo Giorno hanno permesso di evidenziare ancor di più questo legame e ancora studi eseguiti dall’Università di Harvard sulla popolazione generale hanno dimostrato che chi consuma carne quotidianamente ha un rischio 3 volte superiore di sviluppare il cancro al colon rispetto a chi ne fa un consumo occasionale.
I fattori protettivi sono alcune sostanze naturalmente presenti nei cibi vegetali, come fibre e fitocomposti; al contrario, il rischio di tumori aumenta con la presenza di proteine animali, grassi saturi e composti cancerogeni (ammine eterocicliche e idrocarburi aromatici policiclici) che si vanno a formare durante la cottura delle carni.
L’elevato contenuto di grassi della carne e di altri prodotti animali aumenta la produzione di ormoni, con aumento del rischio di tumori ormono-sensibili, come il cancro al seno e alla prostata.
È stato evidenziato che le ragazze giapponesi, dopo aver occidentalizzato la loro dieta, hanno mostrato un rischio di tumore al seno aumentato di 8,5 volte rispetto a quelle che mantenevano la tradizionale alimentazione orientale, ricca di cibi vegetali.
Il Cancer Prevention Study II ha messo in evidenza che il consumo frequente di carni rosse aumenta dal 30 al 50% il rischio di tumore al colon, ma recenti studi hanno mostrato il triplicarsi del rischio (rispetto ai vegetariani) anche con il consumo di carni bianche.
Al contrario, la riduzione, o ancor meglio l’eliminazione della carne dalla propria dieta riduce drasticamente il rischio di cancro alla prostata.
Altri studi hanno mostrato come i grandi consumatori di carne (5 o più volte alla settimana) abbiano un rischio 4 volte superiore di tumore al pancreas.
Infine, un recente studio pubblicato sul Bristish Journal of Cancer, ha messo in luce che i vegetariani mostrano una riduzione del 45% di rischio di leucemia, mieloma multiplo e linfoma non-Hodgkin.
I risultati quindi portano tutti verso un’unica direzione, consigliando una dieta fortemente povera di grassi animali, carni rosse e bianche e prodotti lattiero-caseari, promuovendo invece una dieta ricca in alimenti di origine vegetale, che contengono sostanze protettive.
Estratto dal Notiziario di SSNV di settembre 2015
http://www.scienzavegetariana.it/download/notiziario-ssnv-2015-09.pdf
Fonte: http://www.pcrm.org/health/cancer-resources/diet-cancer/facts/meat-consumption-and-cancer-risk
Già da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si pronuncia in tema di prevenzione del cancro, dal momento che i fattori dietetici influiscono su almeno il 30% di tutti i tumori nei Paesi Occidentali.
Quando i ricercatori hanno iniziato a studiare i legami fra alimentazione e cancro, uno dei risultati più evidenti è stato che le persone che evitano la carne hanno molte meno probabilità di sviluppare questa patologia.
I vegetariani infatti hanno un rischio sensibilmente ridotto di sviluppare il cancro rispetto a chi consuma carne.
L’American Institute for Cancer Research (AIRC) nel 2007 ha pubblicato un importante studio su alimentazione e cancro, confermando l’aumentato rischio di sviluppo della patologia a livello esofageo, polmonare, pancreatico, gastrico, colorettale, endometriale e prostatico associato al consumo di carni rosse e carni lavorate.
Studi svolti sulle comunità degli Avventisti del Settimo Giorno hanno permesso di evidenziare ancor di più questo legame e ancora studi eseguiti dall’Università di Harvard sulla popolazione generale hanno dimostrato che chi consuma carne quotidianamente ha un rischio 3 volte superiore di sviluppare il cancro al colon rispetto a chi ne fa un consumo occasionale.
I fattori protettivi sono alcune sostanze naturalmente presenti nei cibi vegetali, come fibre e fitocomposti; al contrario, il rischio di tumori aumenta con la presenza di proteine animali, grassi saturi e composti cancerogeni (ammine eterocicliche e idrocarburi aromatici policiclici) che si vanno a formare durante la cottura delle carni.
L’elevato contenuto di grassi della carne e di altri prodotti animali aumenta la produzione di ormoni, con aumento del rischio di tumori ormono-sensibili, come il cancro al seno e alla prostata.
È stato evidenziato che le ragazze giapponesi, dopo aver occidentalizzato la loro dieta, hanno mostrato un rischio di tumore al seno aumentato di 8,5 volte rispetto a quelle che mantenevano la tradizionale alimentazione orientale, ricca di cibi vegetali.
Il Cancer Prevention Study II ha messo in evidenza che il consumo frequente di carni rosse aumenta dal 30 al 50% il rischio di tumore al colon, ma recenti studi hanno mostrato il triplicarsi del rischio (rispetto ai vegetariani) anche con il consumo di carni bianche.
Al contrario, la riduzione, o ancor meglio l’eliminazione della carne dalla propria dieta riduce drasticamente il rischio di cancro alla prostata.
Altri studi hanno mostrato come i grandi consumatori di carne (5 o più volte alla settimana) abbiano un rischio 4 volte superiore di tumore al pancreas.
Infine, un recente studio pubblicato sul Bristish Journal of Cancer, ha messo in luce che i vegetariani mostrano una riduzione del 45% di rischio di leucemia, mieloma multiplo e linfoma non-Hodgkin.
I risultati quindi portano tutti verso un’unica direzione, consigliando una dieta fortemente povera di grassi animali, carni rosse e bianche e prodotti lattiero-caseari, promuovendo invece una dieta ricca in alimenti di origine vegetale, che contengono sostanze protettive.
Estratto dal Notiziario di SSNV di settembre 2015
http://www.scienzavegetariana.it/download/notiziario-ssnv-2015-09.pdf
Fonte: http://www.pcrm.org/health/cancer-resources/diet-cancer/facts/meat-consumption-and-cancer-risk
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