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Vivisezione e metodi sostitutivi


a cura del Dott. Stefano Cagno


L’argomento “metodi alternativi” che preferisco chiamare “sostitutivi” è piuttosto complicato e lungo e quindi di seguito farò un breve sunto.
Chi è interessato all’argomento può leggere i seguenti libri:

"Vivisezione o scienza" di Pietro Croce (Edizione Calderoni)

"Tossicità legale 1" di Massimo Tettamanti (Edizioni ATRA)

"Tossicità legale 2" di Massimo Tettamanti (Edizioni ATRA)

"Gli animali e la ricerca" di Stefano Cagno (Franco Muzzio Editore)

Attualmente esistono già diversi metodi scientifici che non impiegano animali. Potrebbero essere molti di più se le sovvenzioni pubbliche e private non andassero in gran parte a finanziare vivisezione. Un altro ostacolo ad un maggiore impiego è la giusta necessità di validarli, ossia di dimostrare la loro validità. Per ottenere ciò però i metodi sostitutivi vengono paragonati ai modelli animali e se non forniscono lo stesso risultato non vengono validati.

In sintesi i metodi sostitutivi possono essere divisi in due grandi gruppi: biologici e non biologici.

I metodi biologici utilizzano materiale biologico di vario genere, prevalentemente di origine umana.

I procarioti sono organismi unicellulari come i virus e i batteri e vengono utilizzati soprattutto nelle ricerche sulla cancerogenesi e mutagenesi. Ogni cellula è costituita da diverse strutture che ne permettono la sopravvivenza e il funzionamento, alcuni metodi utilizzano tali frazioni subcellulari soprattutto negli studi sulla cancerogenesi e tossicologia delle sostanze.

Le colture cellulari invece impiegano cellule intere, ottenute mediante un prelievo molto piccolo di tessuto umano e messe in un terreno di coltura adatto alla loro sopravvivenza. Vengono impiegate in farmacologia, oncologia, fisiologia, immunologia, genetica, biochimica, microbiologia e radiologia.

Tra tutti i metodi biologici quelli che impiegano tessuti ed organi isolati sono sicuramente i più affidabili. I materiali si possono ottenere ogni giorno e senza alcuna spesa nelle sale chirurgiche: infatti i tessuti e gli organi asportati sono di solito in massima parte buttati via. Se vengono recuperati invece si possono condurre ricerche soprattutto nel campo della patologia e dell’oncologia in particolare.

I metodi non biologici comprendono invece tutte quelle tecniche che impiegano sussidi meccanici o analisi teoriche.

L’epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione dei fenomeni epidemici e quindi delle malattie nella popolazione, mentre la statistica è la disciplina che si occupa del trattamento dei dati numerici derivati da un gruppo di individui. L’impiego della epidemiologia e della statistica ha permesso, come già ricordato, di riconoscere la maggior parte dei fattori di rischio delle malattie cardiocircolatorie quali l’ipertensione arteriosa, il fumo, il sovrappeso, l’ipercolesterolemia, la mancanza di esercizio fisico.

Le banche dati consistono nella raccolta di tutti i risultati sperimentali riguardanti un determinato argomento e nella successiva archiviazione nei data-base dei computer. Questo metodo non può essere ritenuto sostitutivo in senso stretto poiché potrebbe essere impiegato anche nel campo della vivisezione, ha comunque il grosso pregio di evitare la ripetizione di ricerche identiche.

L’uso dei computer non consiste solo nell’immagazzinare dati, ma anche nell'elaborazione finalizzata alla simulazione di procedimenti metabolici e funzionali del corpo umano grazie all’uso di computer analogici.

Infine i modelli matematici e meccanici si ricollegano alla computerizzazione. Infatti i dati immessi nei computer vengono poi analizzati mediante calcoli matematici e le conclusioni possono essere applicate creando dei modelli meccanici, ossia manichini in grado di mimare una determinata situazione. Esistono manichini in grado di simulare le conseguenze sul corpo umano degli incidenti automobilistici oppure delle diverse patologie cardiovascolari.

La vivisezione sopravvive non perché contribuisce al progresso scientifico, ma perché è utile a chi la pratica. I vantaggi che si ottengono sono sostanzialmente economici e di carriera.

Intorno alla vivisezione ruotano molti soldi direttamente legati all'allevamento e alla stabulazione degli animali da esperimento, oppure alla loro cattura (per esempio le scimmie), nonché alla produzione di tutto il necessario per il loro mantenimento e infine per l'esecuzione degli esperimenti. Ma è a livello industriale che si concentrano i maggiori interessi. Grazie alla vivisezione infatti le industrie farmaceutiche si tutelano dalle possibili denunce di quanti hanno subito effetti collaterali dei farmaci assunti. Inoltre l'estrema variabilità dei risultati permette di ottenere quanto desiderato semplicemente cambiando la specie su cui si compie l'esperimento. Così le industrie farmaceutiche possono dimostrare praticamente l'utilità o l'innocuità di qualsiasi sostanza.

Anche a livello universitario però la vivisezione fornisce significativi vantaggi a chi la compie. Gli esperimenti sugli animali permettono infatti facili e veloci pubblicazioni su riviste scientifiche, condizione questa necessaria e indispensabile per compiere altrettanto facili e veloci carriere universitarie, fonte a loro volta di fama e soldi.

Esistono però anche molti scienziati in buona fede che, abituati a ritenere la vivisezione utile al progresso scientifico, non sono in grado di mettere in discussione questo dogma. Questa visione antistorica della ricerca viene insegnata già al primo anno delle Facoltà scientifiche e rinforzata in seguito. Così lo studente al momento della laurea, pur avendo gli strumenti scientifici adeguati per farlo, non sarà più in grado di mettere in discussione l'utilità della vivisezione.

Dott. Stefano Cagno


Di tutti i crimini neri
che l'uomo commette contro Dio ed il Creato,
la vivisezione è il più nero.
Mahatama Gandhi





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